Cambia il nome alla puttanesca perché offensivo, la food blogger Nigella Lawson si difende: “Non è vero”
La carbonara si fa con la pancetta o col guanciale? Nel sugo ci va l'aglio o la cipolla? E il parmigiano sulla pasta col tonno? Altro eterno dilemma mai risolto, oggetto di dibattito. Alcune sperimentazioni sono stravolgimenti che fanno storcere il naso ai puristi, che si attengono in modo strettissimo ai manuali e alle ricette originali, quelle tramandate di cucina in cucina, che per alcuni è giusto modernizzare o personalizzare, mentre per altri vanno lasciate esattamente così come sono. Aglio, olio, olive, capperi, sugo di pomodori, acciughe, peperoncino e prezzemolo fanno pensare immediatamente a uno dei piatti della nostra tradizione culinaria: la puttanesca. Questo condimento è stato proposto anche dalla conduttrice e giornalista Nigella Lawson sul suo blog di cucina, ma con una modifica: non ha toccato gli ingredienti, sostituendone o eliminandone alcuni, bensì ha cambiato proprio il nome della ricetta.
Perché la puttanesca si chiama così
Ci sono diverse leggende che raccontano come è nato il nome di uno dei condimenti più utilizzati in cucina. La pasta alla puttanesca prende questo nome, secondo una delle versioni più accreditate, da una frase pronunciata negli anni Cinquanta in casa di Sandro Petti, proprietario di un locale notturno ischitano. Avendo ospiti a cena, ma poca voglia di cucinare e pochi ingredienti in dispensa, si racconta che gli affamati amici lo abbiano esortato a mettersi ai fornelli per preparare qualcosa di semplice, al grido di: "Facci una puttanata qualunque".
Da qui l'espressione diventata poi universale, per designare il sugo con capperi pomodori e olive che Petti stesso inserì poi nel menu del suo locale. Altre leggende, invece, ricollegano il nome al cosiddetto ‘mestiere più antico del mondo'. I colori degli ingredienti sarebbero quelli del vistoso abbigliamento delle donne nelle case di appuntamenti, dove secondo un'altra versione dei fatti il piatto sarebbe nato, per rifocillare gli ospiti. In inglese il piatto viene tradotto con l'espressione slut's pasta, che non piace a Nigella Lawson, la quale ha optato sul suo blog per slattern's spaghetti, aggiungendo che "comunque lo si chiami, è tanto gustoso da mangiare quanto facile da cucinare".
Traduzione e tradizione: la polemica sulla puttanesca
Nel descrivere la ricetta presentata online, la food blogger ha esordito spiegando il perché della scelta dell'espressione ‘slattern' (sciatto) al posto di ‘slut' (prostituta). La fin troppo letterale traduzione di ‘puttanesca' non piace a Nigella Lawson, ma non per i motivi esposti dal Corriere nel riportare la notizia. È stata lei stessa, infatti, a smentire il quotidiano, attraverso un Tweet. La scelta di cambiare il nome della ricetta non ha a che vedere con questioni sessiste, ma strettamente linguistiche. Sul blog la Lawson ha scritto: "La mia versione della pasta alla puttanesca ha subito un leggero cambio di nome. Anche se vedrete spesso il suo nome italiano tradotto in inglese come ‘pasta della puttana', leggenda vuole che questo sia il tipico piatto cucinato quando non si ha voglia di andare al mercato a comprare ingredienti freschi, ma si vuole usare solo roba da lattine e barattoli". Il tentativo della donna è stato quello di restituire alla ricetta, nella sua traduzione, maggiore aderenza al suo significato originario, alludendo a una preparazione non elaborata ma grossolana, fatta con ciò che si ha a disposizione al momento.
Una pasta svuotafrigo a tutti gli effetti insomma, con ingredienti che solitamente si ha sempre in dispensa. Nessun politically correct insomma nella scelta di sostituire ‘pasta della sgualdrina' con ‘pasta dello sciattone': non la definisce mai una denominazione offensiva o sessista o sgradevole. A onor del vero, però, va anche spiegato che non sarebbe la prima volta che la giornalista si pone in difesa delle donne e di una terminologia meno discriminatoria. Solo pochi giorni fa ha sostituito nella ricetta dei lamponi allo Chardonnay il nome ‘slut red raspberries' con ‘ruby red raspberries', per evitare l'accostamento tra la parola slut (sgualdrina) e il colore rosso. In quel caso, però, ha motivato in prima persona la sua scelta attraverso un tweet, spiegando di ritenerla una "connotazione grossolana e crudele".