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Brexit: gli stilisti inglesi contro l’uscita dall’Unione Europea

Mentre in Gran Bretagna si vota per il referendum Brexit, il mondo della moda ha già scelto da che parte stare. Tantissimi gli stilisti che si sono espressi con forza contro l’uscita dall’Unione, preoccupati per le conseguenze disastrose che porterebbe nell’economia del settore.
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Vivienne Westwood dice no alla Brexit
Vivienne Westwood dice no alla Brexit

Mentre i cittadini britannici sono chiamati alle urne per votare al referendum Brexit, il mondo della moda ha già fatto la sua scelta. A dirlo è un sondaggio diffuso qualche giorno fa dal British Fashion Council, che mostra come su 500 stilisti chiamati in causa, 290 hanno risposto all'appello, esprimendosi al 90% contro l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea. Un vero plebiscito, il cui messaggio è sicuramente forte e inequivocabile.

Brexit è un neologismo creato per indicare la possibile uscita della Gran Bretagna dall'UE, a seguito del referendum in corso in questo momento. La consultazione è stata indetta dal primo ministro David Cameron, di posizioni conservatrici. Sull'esito ci sono le più svariate previsioni, poiché i sondaggi hanno subito oscillazioni vertiginose di settimana in settimana. A quanto pare, però, la moda è in controtendenza rispetto al resto della popolazione.

Al di là delle convinzioni politiche personali, gli addetti ai lavori lanciano un allarme soprattutto di tipo economico sui danni che l'uscita provocherebbe a tutti i comparti della filiera. Secondo un'analisi del New York Times, in effetti, questi timori non sarebbero affatto infondati. Innanzitutto ci sarebbero immediatamente forti contrazioni del libero mercato, che farebbero aumentare vertiginosamente i prezzi dell'importazione e delle circolazione delle merci. Inoltre, chi lavora nel mondo della moda necessita di spostarsi spesso da un paese all'altro e non potrebbe più farlo con la facilità di oggi, senza contare tutti quegli addetti ai lavori che sono originari di altri paesi e che hanno costruito il loro successo a Londra. O ancora, molte prestigiose scuole di moda, come la Saint Martins, con allievi provenienti da tutto il mondo, si troverebbero prive dei fondi europei di cui spesso usufruiscono.

A sostenere la battaglia per il fronte europeista sono in tanti. In prima linea troviamo l'irriverente Vivienne Westwood, impegnata già da tempo per la causa. È già di alcuni giorni fa una foto postata su Instagram in cui indossa una maglietta che invita gli inglesi a partecipare al voto. Ha poi ribadito la sua posiziona anche in occasione della London Fashion Week per la moda maschile, in compagnia di altri nomi eccelsi come Daniel Fletcher, JW Anderson e Sibling London. La stilista non è certo nuova in questo genere di attività, e anche nel corso della Settimana della moda di Milano ha dedicato la sua sfilata a Julien Assange, promuovendone la libertà.

Vivienne. Pic #juergenteller @sadiecoleshq

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Si sono fatti sentire anche il pluripremiato stilista britannico Christopher Kane, che ha tuonato contro la Brexit dalle colonne del New York Times, e anche Christopher Bailey, CEO di Burberry, un brand simbolo della moda britannica, che ha firmato un appello a favore della permanenza nell'Unione Europea lanciato sul "Times" di Londra. Un muro compatto, dunque, contro l'uscita, che, per tutti questi rappresentati del settore, rappresenterebbe senza alcun dubbio un punto di non ritorno per il successo della moda britannica nel mondo.

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