Bere alcol in gravidanza, la ginecologa spiega quali sono i rischi per il bambino
Alcol e gravidanza: un’accoppiata che potrebbe essere pericolosa. Nonostante gli allarmi e gli avvertimenti dei medici e in particolare dei ginecologi, ancora molte donne oggi ne sottovalutano il rischio. Bere alcol può fare male al feto che si porta in grembo e provocare la cosiddetta sindrome feto-alcolica. Riconosciuta dal sistema sanitario nazionale come malattia rara, questa sindrome comporta anomalie fisiche e mentali, alterazioni comportamentali, deficit di attenzione e apprendimento e i suoi danni sono generalmente permanenti. Alcune statistiche hanno dimostrato che a soffrire di questa malattia rara sono circa venticinquemila bambini soltanto in Italia e che ogni anno ne nascano affetti almeno 119 mila, in tutto il mondo. E una donna su due, secondo l’Osservatorio alcologico dell’Istituto superiore di Sanità, fa uso di alcol durante la gravidanza.
L'alcol può provocare anomalie nello sviluppo del feto
La professoressa Anna Maria Paoletti ordinario di Ginecologia e Ostetricia presso l'Università di Cagliari e direttore del Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia dell'Azienda Ospedaliera di Cagliari spiega che "l'alcol può avere degli effetti teratogeni (ovvero può provocare lo sviluppo anomalo di alcuni organi del feto) in particolare sullo sviluppo del cervello". L'alcol infatti una volta ingerito attraversa la placenta e raggiunge il feto praticamente con la stessa concentrazione con cui lo assorbe la madre. E siccome il feto non ha possibilità di metabolizzarlo l'alcol andrà ad influire negativamente direttamente sulle cellule cerebrali e sui tessuti degli organi che si stanno sviluppando. "I disturbi provocati dalla sindrome feto-alcolica – spiega la professoressa – possono riguardare modificazioni del fenotipo oppure difficoltà cognitive e soprattutto problemi neuro comportamentali. Talvolta le madri non se ne accorgono e per questo la diagnosi arriva quando il bambino, già grande, va a scuola e le maestre segnalano la presenza di disturbi di questo genere". Importantissimo dunque fare informazione per cercare di azzerare questa patologia, l'ultima campagna su questo tema, dal titolo emblematico "Mamma mi fa male punto e basta!" è stata promossa dalla Confederazione italiana dei pediatri del Lazio (Cipe), il Centro di riferimento alcologico (Crarl) della Regione Lazio e la Società italiana di pediatria (Sip), con il patrocinio del ministero della Salute.
No all'alcol in gravidanza e durante l'allattamento
Uno studio pubblicato sul British Medical Journal ha anche dimostrato che concedersi una quantità di alcol di circa 32 grammi a settimana (pari a un bicchiere di amaro) non provoca effetti misurabili rispetto all'astinenza totale. Questo studio però, dati gli scarsi risultati da un punto di vista statistico e tenuto conto che ogni donna, con il suo metabolismo, ha una reazione diversa agli effetti dell'alcol, non può essere considerato come un'autorizzazione a bere (anche poco) durante la gravidanza, non è possibile stimare una quantità di alcol "sicura". "Non è concessa alcuna unità alcolica, non c'è differenza tra un calice di vino o un amaro dopo cena oppure una birra – ribadisce la professoressa – il messaggio deve essere univoco. Questo divieto vale per tutta la durata della gravidanza e dell'allattamento". Sono molte infatti le donne, e anche gli uomini, a credere che superati i primi tre mesi, quelli più delicati, il divieto di bere alcolici decada: "Assolutamente no, anzi, bere alcolici nella seconda fase della gravidanza può comportare delle gravi difficoltà per l'accrescimento del feto, addirittura il bambino potrebbe nascere prematuro". Se si sta programmando una gravidanza è bene smettere immediatamente di bere e di fumare "In questo caso il divieto vale sia per gli uomini che per le donne. L'alcol infatti può avere delle ripercussioni anche sul DNA degli spermatozoi per questo è molto importante che anche i futuri padri seguano le stesse regole di comportamento delle donne".