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Appena svegli avete una canzone in mente? Ecco perché succede

A chi non è mai capitato di svegliarsi con un motivetto in testa che viene ripetuto in modo ossessivo? Anche se non si ascoltava quella canzone da mesi, non accade per caso. Ecco per quale motivo ci si ritrova a fare i conti con un fenomeno simile.
A cura di Valeria Paglionico
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Sarà capitato a tutti di svegliarsi al mattino e di avere una canzone in mente, anche quando non la si ascoltava da mesi e mesi. Quelle note e quelle parole vengono ripetute in modo ossessivo senza un motivo apparente e non riescono ad uscire dalla testa se non distraendosi o ascoltando un altro genere di musica. In letteratura vengono chiamati “earworms”, cioè “bachi delle orecchie”, poiché si tratta proprio di melodie che prendono posto nella mente, ripetendosi all’infinito per molto tempo.

Sono dei veri e propri pensieri intrusivi ma, a differenza di quelli causati dai disturbi ossessivo-compulsivi, non sono delle esperienze negative ed inoltre scompaiono nel giro di pochissimo tempo. Un possibile fattore scatenante del fenomeno può essere l’esposizione ad un motivetto semplice e ripetitivo che riporta alla mente in modo inconscio un ricordo associato ad una particolare melodia ugualmente orecchiabile che ci era piaciuta in passato. Alcuni processi di memorizzazione si ripetono nel cervello senza alcuna sosta, anche se non ce ne rendiamo conto, ed è proprio per questo che dei ricordi passati fanno irruzione all’improvviso tra i nostri pensieri. Nel corso del tempo, molti studi hanno tentato di dare una spiegazione al fenomeno.

Il più attendibile sembra essere quello condotto da Philip Beaman e Tim Williams. I due psicologi inglesi hanno rilevato che gli earworms non sono più comuni negli esperti di musica, ma sono le persone che considerano la musica un aspetto importante della loro vita quelle che hanno spesso una canzone che non va via dalla testa fin dal risveglio. Il consiglio per liberarsene? Non cercare di pensare ad altre musiche, ma canticchiare tutta la canzone, così che il cervello percepisca quella azione come conclusa.

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