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Anuptafobia, la paura di restare soli: cosa comporta e come affrontarla durante la pandemia

Sono tante le donne single che a un certo punto iniziano a temere la solitudine e di restare da sole per sempre. Ma quali sono le caratteristiche di chi soffre di anuptafobia, come affrontarla e come costruire una nuova socialità al tempo della pandemia? A tutte queste domande risponde la psicologa e sessuologa Maria Claudia Biscione.
Intervista a Dott.ssa Maria Claudia Biscione
Psicologa, psicoterapeuta e sessuologa
A cura di Francesca Parlato
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Esiste un nome per tutto, anche per chi ha paura di restare single. Si chiama anuptafobia (dal latino anupta, senza nozze). Sindrome da Bridget Jones, paura di restare da soli: riguarda soprattutto il genere femminile e ora con il Covid e le possibilità di incontri e nuove relazioni praticamente azzerate, sono tante le donne che stanno iniziando a fare i conti con questa fobia. E allora il femminismo non ci ha insegnato niente? Il punto non è questo: indipendenti sì, ma non per forza single. "L'affettività è un nutrimento per il corpo e l'anima – ha spiegato a Fanpage.it la psicoterapeuta e sessuologa Maria Claudia Biscione – Deprivarsene potrebbe portare a inaridirci e la solitudine a lungo andare può logorarci dentro".

Chi sono le single di oggi

Secondo l'ultima fotografia Istat un italiano su tre è single. Ma quali sono i tratti comuni delle donne che temono di restare sole? "Un curriculum sentimentale scarno e un vuoto affettivo che non viene colmato da tanto tempo. Le donne che iniziano ad avere paura di restare single a un certo punto si guardano indietro e si chiedono perché non riescono ad avere una relazione e l'autostima comincia a vacillare, credendo che ci sia in loro qualcosa che non vada". Un ragionamento simile vale anche per le donne che invece nel loro curriculum sentimentale hanno collezionato tante storie brevi e poco significative: "Anche in quel caso, iniziano a chiedersi come mai non riescano a costruire delle storie sentimentali durature, come mai nel loro passato ci siano soltanto relazioni disfunzionali". E anche la questione età gioca un ruolo centrale nella dinamica sentimentale dei single: "La paura inizia a farsi sentire forte intorno ai 40 anni, fortissima a 50: cresce l'angoscia di pensare di non poter più costruire una famiglia, di non avere una persona d'amare e che a sua volta ci ami. Aumenta la tristezza, l'agitazione e anche l'ansia. E soprattutto le cinquantenni iniziano a credere che se non troveranno qualcuno ora, nessuno le sceglierà più". 

Il curriculum sentimentale

Molto spesso dietro un'incapacità a costruire una relazione stabile si cela un trauma emotivo: "Sicuramente se le nostre storie d'amore sono tutte problematiche è perché i copioni relazionali che stiamo mettendo in gioco sono disfunzionali. Mettiamo in atto degli schemi uguali che non fanno altro che confermare l'incapacità di costruirci una relazione". Si tratta di traumi o semplici comportamenti che abbiamo appreso nell'infanzia: "Se abbiamo avuto un padre assente che non ci ha mai fatto sentire particolarmente amate, con molta probabilità cercheremo degli uomini che metteranno in scena lo stesso meccanismo, perché anche se disfunzionale è l'unico meccanismo che conosciamo". E anche se riconosciamo che si tratta di meccanismi sempre identici a sé stessi, che ripetiamo all'infinito, nonostante la piena consapevolezza del fallimento a cui andremo incontro, razionalizzare a volte non è abbastanza: "Molto spesso infatti replichiamo degli schemi che sappiamo essere deludenti ma che pensiamo di poter gestire. Per questo è bene interrogarsi sui propri pattern relazionali, cercare di capirli, correggerli e riscriverli".

Donne single: tra rassegnazione e ricerca

Cosa succede allora nella testa di una donna in cui comincia ad affermarsi prepotente la paura di restare single, in cui il timore di passare la vita da sola inizia a farsi sempre più invadente? Solitamente, anche se le generalizzazioni rischiano di essere sempre riduttive, si riproducono due schemi: "Potremmo dire che esistono due fronti: le irriducibili e le rassegnate. Nel primo caso si tratta di donne che non si abbattono mai – spiega la sessuologa – Sono sempre alla ricerca di un possibile partner e questo le fa completamente decentrare. Una scena tipica è quella di una donna completamente sbilanciata sul proprio interlocutore, che a stento lo ascolta perché in realtà sta soltanto ragionando sul suo ruolo, chiedendosi se è libero e senza figli. È come se avesse delle antenne direzionate soltanto su questo tipo di informazioni". Tra queste donne troviamo anche quelle che superata una certa età vivono con competizione il rapporto con le donne più giovani: "Sono donne che anziché valorizzare la loro personalità sono bloccate dall'ansia. Un'ansia che impedisce loro di sponsorizzare le loro caratteristiche, che si avvalgono del bisturi, che si vestono come ragazze più giovani e scimmiottano un'età più giovanile, senza rendersi conto invece che il vantaggio di avere l'età che hanno è avere molte più cose da dire. E alle donne che leggendo queste parole mi diranno ‘Se non mi vesto così nessuno mi guarderà', vorrei rispondere: Vogliamo davvero farci guardare da un uomo che dà più importanza a questo?". Poi ci sono le donne che invece hanno trovato un equilibrio nella loro solitudine e che proprio sulla base di questo equilibrio fondano la loro scelta: "Si giustificano dicendo che stanno bene e che non vogliono nulla, ma in realtà semplicemente non si mettono in gioco e il rischio è soltanto perdere tempo. Si può stare bene da sole certamente, ma le relazioni sentimentali fanno bene al corpo e all'anima, non dobbiamo privarcene".

Abbandonare la comfort zone

Il miglior suggerimento che si può dare alle donne che iniziano ad avere paura di restare da sole è provare a uscire dalla propria comfort zone: "Anziché focalizzarci sempre sulle stesse convinzioni è bene mettersi in discussione, scuotersi. E fare anche una sorta di autovalutazione, rivisitare le proprie relazioni e esperienze puntando il faro su di noi, chiedendoci cosa abbiamo fatto. Per un momento non attribuiamo le colpe a qualcun altro e proviamo e capire quali sono i comportamenti ambigui o incoerenti che sono stati in qualche modo portatori di disfunzionalità. E se sentiamo che non riusciamo a uscirne facciamo anche ricorso alla psicoterapia". Infine può essere molto utile anche provare a ritrovare il proprio centro, fare un punto su quello che davvero vogliamo dalla nostra vita: "Molte donne spesso peccano in coerenza rispetto ai loro obiettivi. Le donne che ottengono quello che vogliono è perché sono coerenti e allineate con i loro desideri. Essere ambigue rispetto a quello che vogliamo, non mettersi in gioco, non produrrà altro che caos e il caos non ci aiuta a focalizzarci sui nostri desideri e su ciò che ci serve per realizzarli. Un esempio molto semplice: pensiamo a una donna single che si lamenta perché non incontra nessuno e che però esce soltanto una volta al mese, magari con una coppia. È questo che vuol dire non essere allineate ai propri desideri".

Single, anuptafobia e covid

E come se non bastasse, a rendere più complicata la vita dei single è arrivata anche la pandemia. Bar e ristoranti chiusi la sera, mascherine a nascondere il volto e contatti fisici ridotti a zero per la paura del contagio. "Il lockdown ha messo a dura prova le persone che avrebbero voglia e anche bisogno di rimettersi in movimento. Penso a chi ha affrontato una separazione o a chi finalmente aveva trovato un proprio equilibrio, felice con sé stesso e finalmente pronto a lanciarsi in una nuova relazione". E per non rischia di rimanere immobili allora bisogna iniziare una sorta di allenamento, come se al termine del lockdown ci fosse una maratona da correre: "Alleniamoci ad essere delle persone migliori. Dal punto di vista fisico, intellettuale o di qualsiasi cosa vogliamo. Con la consapevolezza che una volta che tutto questo finirà saremo pronti. Al contrario, se non ci mettiamo in movimento in questo senso, rischieremo a fine lockdown di essere nervosi e depressi e di dover lavorare su questo stato d'animo prima di poterci rimettere in gioco. Per questo facciamoci trovare già pronti". Infine un consiglio sulle tante possibilità online che abbiamo oggi a disposizione, e non si tratta soltanto di chat di incontri. "Oggi su internet esiste una vera e propria socialità: la maggior parte dei corsi, delle attività che prima si svolgevano dal vivo, oggi si sono spostate in stanze online, dallo yoga ai corsi di scrittura. Sono comunque dei luoghi di incontro, dove le persone hanno degli interessi comuni. Possiamo sfruttarli per coltivare i nostri interessi, per condividere le nostre passioni e anche per trovare una nuova socialità". 

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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