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Addio a Deborah Turbeville, la fotografa che ha cambiato l’estetica della moda

Il fashion system dice addio a Deborah Turbeville, fotografa statunitense che con le sue immagini volutamente sfocate è riuscita a cambiare ed influenzare la moda contemporanea.
A cura di Marco Casola
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Il mondo della moda dice addio a Deborah Turbeville, fotografa statunitense che insieme a grandi maestri dell'immagine, come Richard Avedon, Helmut Newton e Guy Bourdin, attraverso i suoi scatti è riuscita a cambiare ed influenzare la moda contemporanea. La Turbeville è morta in un ospedale di New York all'età di 81 anni, dopo aver combattutto contro un grave tumore ai polmoni. Nella sua lunga carriera ha realizzato servizi per le riviste di moda più celebri al mondo, tra le tante ‘Vogue", "Harper's Bazaar", "Marie Claire" e "Mademoiselle", pubblicato le sue fotografie su testate di rilievo come il "New York Times" e collaborato con famose maison tra cui Ralph Lauren, Bruno Magli e Nike.

Nata il 6 luglio 1932 a Boston e cresciuta nel New England, Deborah Turbeville iniziò a lavorare a New York quando aveva solo 19 anni, mei primi anni fu assistente della fashion designer Claire McCardell. Al 1963 risale il suo ingresso nell'editoria come fashion editor per la rivista "Harper's Bazaar", con lei in quegli anni collaboravano grandi nomi come Diane Arbus e Richard Avedon. Dopo un periodo a Vogue come stylist, iniziò ad avvicinarsi al mondo della fotografia creando immagini particolari ed estremamente riconoscibili. Il suo marchio di fabbrica era la sfocatura del soggetto. Nel 1979 Jackie Onassis le chiese di fotografare le stanze ed i luoghi più belli della reggia di Versailles, la serie si trasformò in un libro, "Unseen Versailles"  pubblicato nel 1981. Sette anni dopo fu Karl Lagerfeld a convocarla per scattare negli appartamenti privati di Chanel a Parigi.

Deborah non si considerava una vera e propria fotografa. Amava associare la sua arte a qualcosa di ibrido, vedeva i suoi scatti cpme un ponte tra la fotografia commerciale, creata per le riviste di settore e le grandi maison, e le immagini di puro concetto, attraverso cui veicolare una visione del mondo. Con le sfocature riusciva a proporre qualcosa di chiaro e diretto, riusciva a realizzare un'immagine che lasciava il segno.

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