Racconto del giorno: Lumina

Donne, che dire di voi, a volte siete incomprensibili, per questo vi amo, a volte come pietre piatte e rotonde rimbalzate sull'acqua della vita perché qualcuno vi ha lanciate senza pensare due volte al fatto che, magari, separarsi da voi sarebbe stato l'errore più grande, la cosa da non fare.
Meglio tagliarsi una mano, meglio rinunciare a capricci di attimi e godere del vostro caldo abbraccio, dell'intima sensazione di dolore che la punta del vostro mento causa appoggiandosi tra spalla e collo.

Siete varie, come il gelato, come tale sapete essere fredde, troppo a volte, salvo poi sciogliervi in pochi minuti se vi colpisce il giusto raggio di sole.

Siete calde come la sabbia mentre il sole tramonta ed io mi sdraio per cercare l'ultimo tepore prima di asciugarmi ed andare a casa.

Siete nude, vestite di tutto punto, quando uno sguardo che vi piace sfiora i vostri lineamenti, accarezza le linee che vi definiscono, siano esse perfette o splendidamente imperfette.

Siete portatrici di vita, sapete qualcosa che noi non sappiamo, perché da qualche parte avete la consapevolezza che dentro di voi, volendo, può crescere una vita, può prendere forma un altro essere umano.

Questo a noi manca, sicuramente.

Per questo forse ci affanniamo tanto a lavorare, produrre, creare, perché siamo inconsapevolmente o benanche consapevolmente rasseganti alla nostra fondamentale incapacità creativa, intesa come possibilità di creare l'assoluto, di creare la vita.

Ogni volta che mi fate piangere, che mi scopro a guardarvi come se foste cristallo che da un momento all'altro può rompersi o, a volte, come uno sconosciuto che vorrebbe solo avere il vostro corpo sopra il suo, mi rendo conto di quanto voi donne siate meravigliose, anche semplicemente perché fate tornare la voglia di vivere, con un sorriso.

John B.