Zara chiude 1200 punti vendita e investe tutto sull’e-commerce. La sfida del fast fashion è online
Uno dei settori più colpiti dalla pandemia in atto è sicuramente quello della moda. I negozi chiusi durante tutto il lockdown devono fare i conti con la merce invenduta rimasta nei magazzini, per non parlare delle ingenti perdite economiche a cui i brand devono far fronte. Inditex, multinazionale spagnola proprietaria di marchi quali Zara, Bershka, Pull & Bear e Massimo Dutti, ha annunciato dei cambiamenti per fronteggiare la situazione. Zara chiuderà 1200 negozi in tutto il mondo – per lo più in Asia e in Europa – circa il 16% del totale, con l'obiettivo di incrementare le vendite sulla piattaforma e-commerce, che nei primi tre mesi dell'anno sono aumentate del 50% rispetto allo stesso periodo nel 2019 e nel mese di aprile del 95%.
Il piano di Inditex e l'apertura di nuovi negozi
Il piano della multinazionale prevede l'apertura di 450 nuovi negozi che sfrutteranno una tecnologia di integrazione delle vendite. Del resto, mai come durante questo lockdown, ci si è resi davvero conto del potere dell'online e anche i più scettici si sono convertiti agli acquisti in rete. Come la stessa Inditex ha evidenziato nel rapporto, la contrazione delle vendite si è limitata al 44%, pari a 3,3 miliardi di euro nel primo trimestre del 2020, nonostante l'88% dei negozi di tutto il gruppo fosse chiuso. «Il personale rimarrà stabile. Come è stato fatto dal 2012, il Gruppo offrirà tutto il personale in qualsiasi posizione nei negozi assorbiti per coprire le esigenze generate dall'integrazione online, come la spedizione degli articoli dei clienti dal negozio», si legge nella nota, in merito alle prossime chiusure e alla sorte dei dipendenti. Inditex investirà in totale 2,7 miliardi di euro: un miliardo sarà destinato a rafforzare il business online e i restanti 1,7 verranno utilizzati per potenziare la piattaforma integrata dello shop fisico. L'obiettivo del gruppo è quello di ottenere il 25% del fatturato dalle vendite online entro il 2022.
In crisi anche H&M
Zara non è, però, l'unico brand del fast fashion ad aver risentito di questa problematica situazione. Anche il competitor svedese H&M ha subito un calo del 57% nelle vendite tra il 1 marzo e il 6 maggio, rispetto allo stesso arco di tempo del 2019, come comunicato dallo stesso gruppo. E come per il colosso spagnolo, anche in questo caso ad aumentare del 32% sono state le vendite online. Il mercato italiano è stato quello più problematico, con un'inflessione di vendita dell'80% e che ha portato il marchio a scegliere di chiudere in Italia alcuni negozi: il primo ad aver abbassato la saracinesca è stato il punto vendita di Corso Buenos Aires a Milano, a cui seguiranno nei prossimi mesi i negozi di Bassano, i due di Vicenza, Gorizia, Grosseto e in trattativa c'è anche lo shop di Bari.