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Vanessa Incontrada in copertina: perché riappropriarsi del proprio corpo non è ancora abbastanza?

Vanessa Incontrada ha posato nuda e senza ritocchi sulla nuova copertina di Vanity Fair destando applausi da un lato e polemiche dall’altro. Per alcuni, la colpa è quella di non essere abbastanza imperfetta per essere testimonial di un messaggio di body positivity. Ma quale donna potrà mai racchiudere tutti i nostri difetti?
A cura di Giulia Torlone
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“Nessuno mi può giudicare, nemmeno tu”, cantava la canzone. E da ieri al coro si unisce anche Vanessa Incontrada, protagonista della nuova copertina di Vanity Fair. Nuda, naturale, solo un braccio a coprire il seno, le gambe accavallate. In pochissimo tempo la cover è rimbalzata sui social, i commenti sulla foto dell’attrice sono stati migliaia e la discussione a suon di post è ancora inarrestabile. Come abbiamo tutti imparato, i social sono una platea implacabile. Spesso ci si espone al fuoco (poco) amico consapevolmente, altre ci si ritrova mitragliati da insulti e infamie senza neanche rendersene conto. E le donne sono da sempre il bersaglio preferito da questo meccanismo virtuale. Inutile dire che Vanessa Incontrada, personalità dello spettacolo e donna navigata, di certo sapeva fin dall’inizio il tam tam che avrebbe creato posando in copertina. Perché ancora oggi, mostrare il corpo senza ricorrere a ritocchini di chirurgia o a quelli di post produzione fotografica resta indubbiamente un atto di coraggio.

«Questa copertina è il momento più bello degli ultimi anni», racconta sul numero di Vanity Fair in edicola dal 30 settembre l’attrice e conduttrice @vanessa_incontrada che in cover si mostra completamente nuda. «È il punto d’arrivo che vede il mio corpo diventare un messaggio per tutte le donne (e per tutti gli uomini): dobbiamo tutti affrontare, capire e celebrare una nuova bellezza». «Abbiamo voluto questa copertina per riflettere sul tema della Body Positivity e sulle implicazioni del concetto classico di bellezza sulle nostre vite», dichiara il direttore di Vanity Fair @marchettisimone. «La questione è complicata, vede il corpo delle donne in prima linea e annovera tutto quello che ci è stato insegnato con libri, spot, film, moda, cartoni animati e condizionamenti sociali, culturali e famigliari dagli anni Cinquanta a oggi. In fatto di bellezza, oggi sta succedendo quello che è successo alla terra dopo la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo: là dove si pensava finisse il mondo, ne è iniziato un altro. E là dove si pensava finisse la bellezza forse e finalmente ne sta sorgendo una tutta nuova». #VFnessunomipuogiudicare Foto di @maxvadukul Fashion stylist on set @marchettisimone Assistente fashion per preparazione moda, Martina Antinori Assistente fashion on set, Camilla Fioravanti Producer @marinamoretti64 Hair @irenegrecomilano Make Up Arianna Campa @Closeupmilano Manicure Carlotta Saettone @W-MManagement Bracciali Iconica in oro rosa @pomellato

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La lunga strada per riappropriarsi del proprio corpo

Vanessa Incontrada ha spesso parlato pubblicamente del rapporto che ha con il proprio corpo. Ma soprattutto del rapporto che gli altri hanno con il suo corpo. Perché per anni c’è stata una morbosità intorno ai suoi presunti chili di troppo che, secondo quanto ha spesso raccontato, l’hanno fatta vacillare. Una gravidanza vissuta non serenamente a causa dei commenti sulla sua forma fisica, i vestiti di prova durante le riprese di un film che non erano della sua taglia, il chiacchiericcio e gli insulti per aver perso “la sua forma perfetta”. Neanche il successo può bastare a creare una corazza che renda il giudizio verso il proprio corpo nullo. E se la stragrande maggioranza ha reagito positivamente alla cover di Vanity, per tanti altri anche il mostrarsi come si è davvero, senza timore, non è abbastanza. Il gesto di Vanessa Incontrada è quello di riappropriazione della normalità. Un corpo morbido, comune a tante di noi, florido, in salute. Non vuol dire essere perfetti, né tantomeno deve diventare un manifesto dell’imperfezione. Eppure, leggendo i commenti sui social e alcuni editoriali di qualche collega, ora la colpa di Vanessa Incontrada è di non essere “abbastanza brutta” per essere portatrice di un messaggio positivo. Di nuovo, e ancora, la colpa di non essere esattamente come ci si aspetta. Ancora una volta rischiamo di cadere nella retorica che manchi sempre qualcosa per poter dire che sì, qualcuno ce l’ha fatta. E allora Vanessa Incontrada diventa non adatta come esempio di accettazione. Perché la pelle è troppo liscia e il sorriso è dannatamente perfetto. Oppure perché è il simbolo di una bellezza bianca e di successo, taglia fuori troppe ragazze per rappresentare davvero un messaggio universale.

La verità è che non si è mai abbastanza

Ma si può pensare che potrà mai esserci un corpo che, da solo, possa denunciare e riscattare ogni singola forma di insulto che una donna riceve nel corso della propria vita? No, non si può. E questa, nella sventura di una realtà che ogni giorno tende a svilirci e colpevolizzarci, è la vera ricchezza. Perché ognuna di noi sarà sempre di più, o di meno, di un’altra donna. Quando guarderà la foto di Vanessa Incontrada o di qualunque altro corpo normale, potrà misurarsi con ciò che è e ciò che non è, con quello che possiede in più e quello che invece non ha. Un bel passo avanti rispetto a dei corpi perfetti che compaiono scrollando Instagram dove non c’è un centimetro di pelle che ci possa assomigliare. Ci sarà sempre una parte di noi che non verrà rappresentata dai media o dai canoni tradizionali, per quanto possiamo modificarli e spingerli ad abbracciare il più possibile il concetto di “normalità”.  La riappropriazione del proprio essere, l’accettazione e, di conseguenza, la capacità di rispedire gli insulti al mittente è una strada lunga e complicata, con ostacoli che non vengono saltati da tutti nello stesso modo e allo stesso tempo. Stringiamoci di più intorno a chi ha la possibilità e il privilegio di esporsi e di mostrarsi, senza colpevolizzare ancora una volta il modo e il motivo per cui lo fa. La bellezza è il coraggio di osare, anche nella normalità.

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Trent’anni, giornalista professionista, si occupa di politica e questioni di genere tra web, carta stampata e tv. Aquilana di nascita, ha studiato Italianistica a Firenze con una tesi sul rapporto tra gli intellettuali e il potere negli anni duemila. Da tre anni è a Roma, dedicando anima e cuore al giornalismo. Naturalmente polemica e amante delle cose complicate, osserva e scrive per capirci di più, o per porsi ancora più domande. Profondamente convinta che le donne cambieranno il mondo. 
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