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Uomini che lavorano a maglia: l’iniziativa contro le disuguaglianze tra i sessi

Si chiamano i “tessitori” e sono 12 ragazzi di origini sudamericane che almeno una volta al mese si riuniscono nella capitale del Cile, Santiago, per cucire e lavorare a maglia davanti a tutti. Il loro obiettivo è dire addio alla società patriarcale e promuovere una nuova immagine del maschio cileno.
A cura di Valeria Paglionico
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Si chiamano i "tessitori" e sono 12 ragazzi di origini sudamericane che almeno una volta al mese si riuniscono nella capitale del Cile, Santiago, per cucire davanti a tutti, rammendando vestiti oppure lavorando a maglia. Il loro obiettivo è molto ambizioso: dire addio alla società patriarcale e promuovere una nuova immagine del maschio cileno. L’iniziativa è stata lanciata dall’artista Claudio Castillo lo scorso 18 giugno, giorno in cui in tutto il mondo si celebra il lavoro a maglia, un'attività considerata tradizionalmente femminile in Sud America.

Secondo la cultura cilena, un uomo non può essere sensibile, non può piangere, ha un ruolo patriarcale e deve essere sempre forte: tutti concetti ormai superati che non fanno altro che amplificare le differenze tra i due generi. "Quello che all’inizio poteva apparire un semplice hobby è divenuto velocemente un messaggio politico. Tutti facciamo mestieri diversi. Ciò che ci unisce, è che siamo cresciuti in una società patriarcale che ci dà un ruolo ben preciso", ha spiegato Richardo Higuera,  uno degli uomini che partecipano all'iniziativa. Secondo i tessitori, queste disuguaglianze di genere devono scomparire, così che gli uomini possano liberarsi da queste "etichette" che gli sono state attribuite e che le donne riescano a vivere in un mondo meno maschilista.

Per un uomo sudamericano, lavorare a maglia è solitamente considerato vergognoso e pericoloso ma i tessitori non temono nulla. A quanto pare, la loro iniziativa ha attirato la curiosità degli utenti del web, visto che la pagina Facebook del gruppo ha guadagnato oltre 85 mila like in un solo anno. Dopo il successo social, l’iniziativa è stata anche esportata anche in altri Paesi dell’America Latina, dal Brasile all’Uruguay. Chissà se arriverà mai anche in Italia.

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