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Una storia in due pezzi: i primi 70 anni del bikini tra scandalo e mito

Nato nel 1946 dall’idea di un sarto parigino, il bikini compirà 70 anni il 5 luglio. Fin dalla sua prima apparizione ha sconvolto l’idea di costume da bagno dell’epoca. Da allora, grazie alle dive del cinema degli anni 60, è diventato simbolo incontrastato di sensualità e capo indispensabile per l’estate di ogni donna, ma la strada che ha percorso è stata lunga e accidentata.
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Come ogni innovatore che si rispetti ha portato scandalo, è stato guardato con sospetto, sono state fatte leggi contro di lui, e poi alla fine, con il passare degli anni, è diventato una vera star e tutti lo osannano. Non avrà rivoluzionato i diritti civili, non avrà portato la cura per qualche pericolosa malattia, certo, ma al bikini non possiamo negare di aver dato alle donne la possibilità di vivere con comodità una giornata in spiaggia, di sentirsi più sexy e di avere finalmente un'abbronzatura degna di questo nome. Proprio per questo i suoi primi 70 anni, portati senza dubbio benissimo, non possono certo passare inosservati.

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Era il 1946 quando il sarto francese Louis Reard ideò il primo succinto costume in due pezzi e la sua data di nascita ufficiale è il 5 luglio. Il primo esemplare venne sviluppato da un'idea di Jacques Heim, che pochi mesi prima aveva pubblicizzato l'Atome, il costume da bagno più piccolo del mondo, che però non ebbe successo. Reard ne rimase talmente colpito che decise di continuare a lavorare sull'idea, riducendo ancora di più le misure. Il risultato fu il primo bikini, chiamato così dall'atollo di Bikini nelle isole Marshall, dove gli Stati Uniti stavano conducendo dei test nucleari. Un nome che dice tutto: l'invenzione doveva avere un impatto così dirompete da essere paragonabile alla devastazione di una bomba. E in effetti se pensiamo che solo nel 1907 negli Usa la nuotatrice australiana Annette Kellerman fu addirittura arrestata per aver gareggiato con un indumento che le lasciava scoperte braccia, gambe e collo, possiamo immaginare quanto potesse risultare scandaloso un costume da bagno che coprisse soltanto seno e parti intime.

In realtà ci volle del tempo per far si che il nuovo modello trovasse il suo spazio nell'immaginario collettivo e negli armadi delle fanciulle. Addirittura per il sarto francese fu un'impresa già trovare una modella che lo indossasse per pubblicizzarlo e fu costretto a ricorrere a una spogliarellista del Casino de Paris, Micheline Bernardini. Ci vollero più di 15 anni per cominciare a guardare al due pezzi come qualcosa di concepibile. Nel 1951 fu espressamente vietato alle concorrenti di Miss Mondo, e negli stessi anni in Italia si potevano osservare gruppi di forze dell'ordine in giro per le spiagge a multare le signore troppo intraprendenti.

L'impatto del cinema

Soltanto il cinema è riuscito a cambiare le cose. Sono state le star del cinema a tirare fuori il bikini dalle mire inquisitorie dei benpensanti e a consacrarlo quale mezzo di bellezza e seduzione irrinunciabile. E forse anche il chiacchierato capo ha ricambiato, imprimendo nella mente degli spettatori le sinuose forme delle attrici come icone di sensualità che è giusto mostrare, è proprio il caso di dirlo, alla luce del sole. Brigitte Bardot fu la prima a sfoggiarlo sul grande schermo, nel film E dio creo' la donna nel 1958. Famosa anche Rita Hayworth nel noir Gilda, la cui immagine venne affissa a una delle bombe sperimentali proprio del programma dell'atollo di Bikini, facendole guadagnare l'appellativo di "Rita l'Atomica". A partire da questi momenti di sfida al pubblico pudore, il sexy due pezzi ha cominciato la sua scalata e le dive hanno fatto a gara per indossarlo sulle più note copertine. Una su tutte, Jane Mansfield che posò per "Life Magazine". Indimenticabile anche Raquel Welch con un bikini in pelle  nel film Un milione di anni fa, di Don Chaffey nel 1966.

Raquel Welch (@gettyimages)
Raquel Welch (@gettyimages)

Il mitico bikini bianco di Ursula Andress

Ma l'immagine che subito ci viene in mente è sicuramente Ursula Andress, nei panni di Honey Ryder, la sensualissima bond girl in Agente 007 Licenza di uccidere del 1962, che emerge dall'acqua indossando l'ormai leggendario bikini bianco. Un capo che ha fatto la storia e che ha segnato quella che è stata definita in svariati sondaggi come una delle scene più belle ed erotiche della storia del cinema. Si tratta di un due pezzi bianco in cotone, disegnato in collaborazione con l'attrice stessa per meglio adattarlo alle sue forme, in stile hipster, con un cinturino con fibbia dorata nella parte inferiore. Da qual momento in poi le vendite del tanto discusso costume da bagno sono schizzate alle stelle.

Il resto è storia, di quella che però difficilmente si ricorda. Da allora sono arrivati il topless, il tanga, e mille colori e forme, fino a quelle sportive e variopinte di questa estate, in omaggio alle Olimpiadi brasiliane. Indossare un bikini oggi è la cosa più normale del mondo, e se ne trovano per donne di ogni età e forme. Difficilmente ci si ferma a pensare a quando fare un bagno in mare era un'impresa, da compiere coperte fino al collo e con pesi attaccati alla gonna per impedire che si sollevasse. Non sarà stata un'invenzione che ha cambiato le sorti dell'umanità, ma dei calorosi auguri di compleanno, mentre staremo distese a prendere il sole il 5 luglio, il bikini se li merita tutti.

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