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Un fiore per casa: viola del pensiero, poca manutenzione e molto colore

Arriva l’inverno e la casa cerca i colori caldi dell’estate. La viola del pensiero, con le sue sfumature di colore, la sua corposità nella struttura e la sua resistenza alle basse temperature è la pianta ideale. Da giardino e da vaso, la manutenzione richiesta è minima, ma costante.
A cura di roberta
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viola del pensiero

Conosciuta come “viola del pensiero” è un ibrido perenne dalla vita breve. Numerose le varietà: lutea, tricolor, odorata, cornuta e x wittrockiana. Di origine europea, la fioritura va dalla fine dell’estate alla primavera. Le viole sono fiori grandi a cinque petali, privi di profumo, che spuntano da cespuglietti di foglie non molto corposi.

Le viole del pensiero possono essere posizionate in terra o in vaso. Il terreno dev’essere piuttosto fertile, evitando ristagni d’acqua. Prediligono zone soleggiate, anche se non accusano il freddo in modo eccessivo. Dimostrazioni, però, hanno evidenziato come luoghi freschi posso generare più foglie con scarsa presenza di fiori. Sono piante definite “rustiche” e che quindi, per quanto la loro manutenzione non comporta sacrifici eccessivi, potrebbero necessitare di una copertura in tessuto per basse temperature e condizioni ventose sfavorevoli.

Sempre meglio rinnestarle ogni anno, aggiungendo concime all’acqua ad ogni innaffiatura. Queste non devono essere troppo frequenti nel corso dell’autunno e dell’inverno. In primavera, quando il clima comincia ad asciugarsi, è ravvisabile dissetare la piante anche un paio di volte a settimana per non rischiare che il terreno si secchi eccessivamente. In particolar modo quando le piante sono costrette in vasi. I colori non sono sempre ben definiti. Molti gli innesti che producono sfumature incredibili e striature impensabili. Di base abbiamo dal bianco al nero puro, con innesti che producono colori sgargianti, con centro scuro o giallo, in contrasto con il resto del fiore.

Nemici della viola? La lumaca e la mosca bianca. Da non sottovalutare anche gli afidi.

Roberta Santoro

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