Tokyo 2020, mai tante donne come in queste Olimpiadi: la parità di genere passa anche dallo sport
L'importante non è vincere ma partecipare, recita il motto dei Giochi Olimpici. Già, ma anche partecipare non è sempre facile. Non solo perché, essendo la competizione sportiva più importante al mondo, gli standard per qualificarsi sono altissimi. Ci sono ostacoli che solo recentemente si è riuscito a superare, come il genere. L'Arabia Saudita, per esempio, ha permesso alle atlete donne di partecipare solo nel 2012, meno di dieci anni fa. Tokyo 2020 però sarà la prima edizione dei Giochi Olimpici a raggiungere la parità di genere, o almeno è quanto promette il compitato olimpico in una nota ufficiale: il 49% dei partecipanti è rappresentato da donne, e quest'anno anche le Paralimpiadi hanno un numero record di atlete.
Le Olimpiadi "gender-balanced"
In un'edizione quanto mai a rischio per la risalita dei contagi Covid, il comitato olimpico ha voluto mettere la parità di genere al primo posto. La parità non è solo una questione di numeri, ma di visibilità: per questo, annunciano, la programmazione delle gare sarà completamente stravolta: a Tokyo ci saranno 18 gare miste, il doppio rispetto a Rio 2016. Anche le paralimpiadi vedono un aumento delle atlete che partecipano. A Tokyo 2020 le donne rappresenteranno il 40,5% di tutti gli atleti paralimpici: ben 1600 donne in più rispetto all'ultima edizione, a Rio. La parità "perfetta" si raggiungerà (forse) solo con la prossima edizione, Parigi, però intanto si sono compiuti dei notevoli passi in avanti. Prendiamo ad esempio l'Italia: si sono qualificati alle Olimpiadi 198 uomini e 186 donne. La differenza non è mai stata così ridotta all'osso. Il Regno Unito invece ha compiuto il sorpasso storico: 201 atlete a Tokyo, contro i 175 atleti uomini.
Le donne erano escluse dai giochi olimpici
Il rapporto tra donne e sport, nei decenni, è stato viziato da pregiudizi e tabù. Maschi e femmine sono innegabilmente diversi dal punto di vista biologico, ma negli anni sono state addotte motivazioni pseudoscientifiche per tenere le donne fuori da determinate competizioni. Innanzitutto, le Olimpiadi moderne nacquero per soli uomini: il barone Pierre De Coubertin voleva ricalcare la tradizione greca e solo nel 1900 le prime atlete – vere e proprie mosche bianche – iniziarono a partecipare. Il numero aumentò di Olimpiade in Olimpiade, ma trovando enormi resistenze. Nemmeno cinquant'anni fa si cercava di dissuadere le donne dal cimentarsi in sport impegnativi come la maratona con il pretesto dell'invecchiamento precoce, dell'infertilità e dei danni all'utero. Un esempio? La gara femminile di corsa degli 800 metri fu eliminata dopo le Olimpiadi di Amsterdam del 1928 e riammessa solo nel 1960. Oppure il salto con gli sci: le donne sono state ammesse solo alle Olimpiadi di Sochi, nel 2014. La vera vittoria, per le atlete e gli atleti, sarà quando gli unici ostacoli da superare saranno quelli in pista.