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The Undoing: tra narcisismo e idealizzazione, la psicologia dei protagonisti della serie tv

La miniserie evento in onda in questi giorni su Sky Atlantic e nel palinsesto on demand, “The Undoing – Le verità non dette”, fa discutere. Tra disturbi della personalità e meccanismi di difesa psicologica abbiamo chiesto all’esperta Sara Zamperlin, psicologa, di analizzare le caratteristiche dei due protagonisti.
Intervista a Dott.ssa Sara Zamperlin
Psicologa e psicoterapeuta
A cura di Francesca Parlato
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Attenzione, rischio spoiler altissimo. Non continuate a leggere quest'articolo se state vedendo o se avete intenzione di vedere la serie prodotta da HBO e trasmessa in Italia da Sky, "The undoing – Le verità non dette". La trama è questa: una famiglia di altissima borghesia newyorchese – lei (Nicole Kidman) psicoterapeuta, lui (Hugh Grant) oncologo pediatrico e un figlio di 12 anni iscritto a una costosissima scuola privata – è coinvolta in un brutale omicidio. La donna assassinata (Matilda De Angelis) è l'amante di Grant e madre di un suo piccolo ex paziente. Il giorno dopo l'omicidio Grant sparisce misteriosamente, senza lasciare alcuna spiegazione, perché preoccupato di poter essere ritenuto colpevole. Quando ritorna, per provare a chiarire la sua posizione con la moglie, inizia il processo di sgretolamento (l'Undoing appunto) di quella che agli occhi di tutti era la rappresentazione della famiglia perfetta. Ma la parola Undoing è suscettibile anche di un'altra interpretazione: in inglese è infatti usata per descrivere uno dei meccanismi di difesa psicologica, individuati da Freud, che consiste proprio nella negazione di un evento spiacevole o minaccioso, comportandosi in modo esattamente opposto. Evitare di mettere a fuoco la realtà per continuare a credere in ciò che si vuole, anche quando ci sono evidenze che ci mostrano come ciò che ci circonda sia ben diverso da quello che immaginiamo. "Potremmo dire che a mettere in campo questa modalità sia proprio Nicole Kidman. Lei è una psicoterapeuta con una vita apparentemente perfetta, un padre amorevole, un matrimonio appagante e un marito devoto. Ma di fatto quasi nulla della sua vita è come sembra, specialmente il marito – ha spiegato a Fanpage.it la psicologa e psicoterapeuta, Sara Zamperlin e autrice di un blog dedicato al cinema e alla tvIn tutti gli anni di fidanzamento e matrimonio non è riuscita a vedere o ha finto o o ha fatto in modo di non vedere alcuni elementi che di fatto erano la spia di qualcosa che non andava nel suo compagno". 

Il rischio dell'idealizzazione

Quando un rapporto è sbilanciato o tossico uno dei sintomi più frequenti è proprio l'idealizzazione dell'altro. Si ritiene il proprio compagno o la propria compagna perfetti, scevri da qualsiasi possibilità di errore o difetti. "È l'idealizzazione stessa un meccanismo di difesa – spiega la psicoterapeuta – In questo caso Nicole Kidman in realtà non idealizza soltanto il suo matrimonio e suo marito, ma anche il padre e il rapporto dei genitori". E uno dei tanti veli che cadrà dal viso della Kidman riguarda proprio il matrimonio dei genitori: a un certo punto è infatti proprio l'amato padre a dover confessare che il suo rapporto con la madre era tutt'altro che felice. "L'idealizzazione dell'altro, e lo capiamo bene in questa serie, serve anche a mantenere l'idealizzazione di sé stessi".

L'amore rende ciechi?

E poi c'è l'amore, il coinvolgimento, che complica ancora di più le cose. "Ancora la Kidman innamorata di Grant, non riesce a capire che il fatto che lui non abbia più alcun rapporto con la famiglia è un indice di qualcosa che non va". Nonostante nella serie sia una stimata professionista, una psicologa clinica di successo, anche lei non è immune a un bias cognitivo, che non le consente di vedere la realtà. "È anche per questo motivo che gli psicologi non possono prendere in cura persone che conoscono. Quando si tratta di sé stessi è difficile essere lucidi, è facile anzi essere accecati dai propri bisogni. E in questo caso potremmo dire che il bisogno di entrambi i protagonisti è la perfezione. Entrambi, anche se in modi diversi, sono due persone mosse profondamente da bisogni narcisitici".

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Il narcisismo in The Undoing

Le serie tv, anzi i medical drama, da ER a Grey's Anatomy, ce l'hanno insegnato. I medici sono caratterizzati quasi sempre come affetti da un delirio di onnipotenza. Salvano vite, curano mali e questo conferisce loro un potere di cui sono pienamente consapevoli. Nel caso di Hugh Grant siamo di fronte a un vero e proprio disturbo narcisistico della personalità: "A differenza di quello che siamo portati a credere per la maggior parte del tempo, lui non era affatto empatico. Infatti la mancanza di empatia è proprio una delle caratteristiche di chi soffre di questo tipo di disturbo". Nonostante i continui flashback della Kidman che lo vede affettuosamente giocare con uno dei suoi pazienti, il marito non era affatto in grado di sentire davvero quello che loro provavano. "Lui guarendo i bambini traeva un senso di onnipotenza. E prendeva rifornimento per il suo sé anche dalla gratitudine che gli mostravano i genitori, il fatto che lui avesse instaurato una relazione proprio con la madre di un paziente ci fa capire quanto il narcisista ami essere in una posizione di superiorità rispetto all'altro". Il bene che Grant compie come spesso accade in caso di persone con un disturbo narcisistico della personalità, è finalizzato alla propria gratificazione, alla conferma del proprio valore e delle proprie capacità. Non è mai veramente in funzione del prossimo. "Per chi ha un disturbo narcisistico della personalità l'altro esiste soltanto in funzione di sé stesso, dei suoi bisogni e dei suoi desideri".

La realtà inevitabile

L'abile sceneggiatura riesce a portare lo spettatore molto lontano dal punto di partenza, a formulare fantasiose ipotesi sull'epilogo. Ma chi arriva davvero lontano rispetto al punto dal quale è partita è proprio la protagonista. "A un certo punto sceglie di guardare la realtà. Per quanto dolorosa, riesce a vederla perfettamente e anche ad accettarla. In termini di adattamento psicologico è un comportamento assolutamente sano". Chi invece continua a negare la realtà circostante fino all'ultimo (e pieno di pathos) frame, è Hugh Grant. "Resta rigido nella sua struttura. Vede perfettamente la realtà che lo circonda ma sceglie di farne fuori a livello emotivo alcune fette che comprometterebbero la sua immagine". Il finale (forse la scena meno verosimile di tutte le sei puntate) mette il punto sul percorso evolutivo positivo della protagonista: eterea, tragica e piena di grazia, come il nome che porta, Grace, la Kidman smette di negare la realtà disturbante che ha caratterizzato la sua vita, liberandosi finalmente della sua relazione tossica.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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