Tanya Gervasi, intervista alla modella curvy più famosa d’Italia
In quella che viene definita l'era della moda democratica, segnata dalla moda low cost, dallo street style e dal blogging, si inserisce anche il ritrovato interesse verso la moda curvy. Un concetto a cui bisogna fare attenzione, perché spesso si finisce per fare rischiose generalizzazioni, dimenticando che c'è un modo sano sia di essere magre che di essere curvy.
Interlocutrice perfetta per approfondire la questione è la modella Tanya Gervasi, nata a Mosca ma italiana d'adozione, infatti quando non è all'estero per lavoro vive a Torino, dove ha anche trovato il tempo di laurearsi in Scienze Gastronomiche. Cosa hanno in comune moda e cibo? La risposta la si trova nel suo neonato blog, gastromodel.com: cibo e moda sono forme di bellezza, arte e cultura, così come racconta "Out of body", il video che la vede protagonista e diretto da Roberto Ortu e Marcello Junior Dino. In attesa di poterla ammirare sulla passerella di Elena Mirò, alla vigilia del suo compleanno (il 21 febbraio), conosciamo meglio la sua storia.
Come hai iniziato la tua carriera di modella?
Questa è la domanda che mi viene fatta più spesso. Ho iniziato grazie a mia mamma che mi ha portato in un'agenzia di Milano, la Fashion, quando avevo 13 anni. Quando ci ripenso mi fa strano perchè ero così piccola e timidissima ma fin dalla prima volta che mi hanno messa davanti all'obiettivo l'ho sentito molto naturale. Così ho lavorato molto, senza mai accantonare gli studi, fino ai 16 anni, età in cui il mio corpo ha iniziato a cambiare.
Quale è stato il tuo percorso nel passare da una taglia 40 ad una 44?
Non riuscivo più a mangiare letteralmente qualunque cosa pur rimanendo una taglia 40. Ho fatto una pausa per 3 anni perché nonostante i miei sforzi di mettermi a dieta non riuscivo a tornare alla forma di prima. Adesso sono una 44, ma sono stata una 46 e persino una 48. La mia taglia ideale, quella che io sento giusta per il mio fisico è tra la 42 e la 44. Riesco a mantenerla facendo pochi sacrifici: mangiando bene e con gusto, pochissimi dolci e tanto sport. Il passaggio da una 40 a una taglia più grande non l'avevo preso bene come potete immaginare. Il fatto è che non si è mai pronti psicologicamente ai cambiamenti del nostro corpo, il che è bizzarro se ci pensate: la nostra mente è velocissima, più veloce dei nostri gesti, però non sa seguire né adattarsi ai cambiamenti che avvengono in continuazione al nostro corpo. L'ideale di bellezza che viene venduto non aiuta nemmeno, se in tv vediamo solo donne nel corpo di ragazzine quindicenni è ovvio che difficilmente accetteremo la nostra immagine riflessa nello specchio se non abbiamo quel corpo.
Recentemente sei stata protagonista di un video dal titolo "Out of body", cosa racconta?
"Out of Body" è un video che può sembrare complesso e privo di senso ma che nella realtà porta un significato più profondo di quel che appare. Io interpreto una donna materialista e bellissima che ha tutto e che può scegliere: ha davanti a sé una tavola piena di cose. Tuttavia la sua attenzione viene catturata da un fiore. Un fiore, un qualcosa di effimero la cui bellezza un giorno c'è e il giorno dopo scompare. Lei inizia a desiderare quel fiore, si accorge di desiderare quello rispetto a tutto il resto, desidera il suo profumo e la sua bellezza delicata e finisce per fondersi con la bellezza pura di esso.
Il video si apre con una splendida tavola imbandita; oggi tue coetanee e molte colleghe vivono problemi con l'alimentazione, qual è il tuo rapporto col cibo?
Diciamo che è un rapporto variabile e in costante evoluzione. Ho i miei periodi neri in cui sono più stressata e magari giù di morale, allora mangio un po' male: che per me significa mangiare troppi cibi raffinati dal punto di vista della lavorazione. Quando invece sono felice e serena mangio in modo giusto. Ma di solito e in generale non seguo una dieta quanto invece delle semplici regole di sana alimentazione. Inoltre cambio quasi completamente modo di mangiare a seconda del Paese in cui "vivo" (mi capita di trasferirmi un mese o due all'estero per lavoro). Insomma, mangiare è una cosa seria e non credo esistano diete miracolose universali perché ogni corpo funziona a modo suo. Perciò l'unica è ascoltarsi e capire cosa funziona e cosa no per noi stessi.
Che consiglio di stile puoi dare alle donne che devono fare i conti con le loro forme generose?
L'unico consiglio che mi sento di dare è di indossare vestiti della taglia giusta!! Molte donne, troppe, mettono pantaloni, abiti, reggiseni ecc. di una taglia troppo piccola solo per poter dire che vestono una taglia in meno. Il punto è che esiste una enorme differenza tra ciò che ci entra e ciò che ci sta bene. Un altro consiglio è quello di non seguire sempre la moda e le tendenze, talvolta alcuni capi che vanno di moda quella stagione non vanno bene sul nostro fisico.
Il 15 e 16 febbraio a Londra, durante la settimana della moda, si è svolto il primo Plus-Size Fashion Weekend; che ne pensi di questo progetto? Pensi che si dovrebbe replicare a Milano?
Ero stata invitata a partecipare ma ho immediatamente declinato l'invito! Mai e poi mai accetterei di partecipare ad un evento del genere. Innanzitutto perché sto lavorando duramente per essere vista e riconosciuta come modella e basta senza ulteriori appellativi. In più questo evento si è ispirato alla Full Figured Fashion Show di New York dove sfilavano solo "modelle" plus size indossando marchi plus size per donne plus size. Ora, non ho nulla contro di loro ma io non mi ci vedo proprio a stare su quella passerella. Anche perchè si tratta di un evento "chiuso" che interessa solo a donne di quella conformazione fisica che per di più, oserei dire, è poco sana il più delle volte. Avrebbe dovuto essere una sfilata che ingloba donne curvy di ogni taglia, ma purtroppo alla fine sfocia nell'eccesso e sinceramente non ne vedo più la bellezza. A Milano non vedo come si potrebbe realizzare visto che non solo mancano le agenzie serie e capaci di trattare le modelle plus size, ma manca anche una visione del plus size così come viene intesa all'estero. E poi la domanda è: ma ne abbiamo veramente bisogno?.