Siete dei ritardatari cronici? Il vostro “orologio mentale” è solo diverso
Tutti nella nostra vita avremo incontrato almeno un ritardatario cronico, quello che ci fa aspettare le ore intere prima di arrivare ad un appuntamento e che ogni volta che verrà sollecitato con una telefonata non farà altro che dire “Sono appena uscito, sto scendendo le scale del palazzo”, anche se poi stranamente non se ne vede mai neppure l’ombra. Si dice che essere precisi permette solo di vivere dei momenti di estrema solitudine, ma se in Italia i ritardatari vengono tollerati, in altri paesi, come in India o negli Stati Uniti, il loro atteggiamento viene considerato una vera e propria patologia da curare, soprattutto quando i ritardi vanno ad influire sugli orari lavorativi. Il Wall Street Journal ha raccolto una serie di indagini che spiegano scientificamente per quale motivo alcune persone arrivano costantemente in ritardo.
Secondo il gruppo di ricercatori che lavorano per lo psicologo Jeff Conte alla San Diego State University, gli individui possono essere divisi in due categorie, quelli del tipo A, cioè i precisi, che sarebbero anche i più competitivi, e quelli del tipo B, cioè i ritardatari. Tra le due categorie vi sono delle differenze abissali, in particolare è come se il loro orologio mentale fosse diverso. Se i precisi organizzano ogni minuto della propria vita come se questo durasse 58 secondi, per il tipo B ogni minuto è come se durasse 77 secondi. I dati sono stati dimostrati da una ricerca condotta su 181 dipendenti della metropolitana di New York. Il problema dei ritardatari cronici sarebbe il multitasking, cioè l’essere impegnati in due o tre attività contemporaneamente.
Roger Buehler della Laurier University nell'Ontario è un altro studioso che si è occupato della “Scienza del ritardo”. Secondo lui, il 40% delle persone ritardatarie non riescono a calcolare bene i tempi necessari per compiere determinate azioni, come vestirsi, aspettare la metropolitana o arrivare a piedi alla destinazione. Di conseguenza, anche questa seconda indagine confermerebbe che i ritardatari hanno una concezione del tempo diversa e sbagliata, che li porta ogni volta a fare degli errori di calcolo.