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Sessismo nel mondo dello sport: il documentario della giornalista francese scatena la polemica

La presentatrice sportiva Marie Portolano ha raccolto le testimonianze di molte colleghe in un documentario trasmesso da Canal+. L’emittente avrebbe però tagliato le parti che riguardano un noto commentatore sportivo per proteggerlo. Sui social inevitabilmente è esplosa la protesta e ora in molti chiedono le sue dimissioni.
A cura di Beatrice Manca
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Fischi, allusioni, baci sulla bocca non richiesti e continue battutine sul fatto che il posto delle donne non è certo il campo da calcio. Lavorare nel giornalismo sportivo, per una donna, può significare esporsi continuamente a commenti sessisti. Lo sa bene Marie Portolano, volto prima dell'emittente televisiva francese Canal+ e poi di M6, che ha firmato un documentario dall'eloquente titolo "Je ne suis pas une salope, je suis une journaliste", che tradotto significa: "Non sono una puttana, ma una giornalista". Grazie alle testimonianze di quindici colleghe, il documentario scoperchia un mondo di abusi e molestie in un settore tradizionalmente maschilista. Moltissime giornaliste hanno anche firmato una lettera manifesto apparsa su Le Monde per "riprendersi la parola". Ma c'è di peggio: secondo il sito Les Jours, Canal+ ha sì mandato in onda il documentario, ma lo ha trasmesso censurato, tagliando le parti che chiamano in causa il famoso giornalista Pierre Ménès. 

Le accuse delle giornaliste sportive francesi

Le giornaliste intervistate dalla Portolano raccontano storie con tratti molto simili: i commenti sull'aspetto fisico, le allusioni volgari sul seno e i pregiudizi sul fatto che lo sport sia un "settore da uomini" e che quindi le donne siano meno competenti sul tema. Un pregiudizio che verrà rinfacciato al primo errore commesso, spiega Nathalie Iannetta nel documentario. Lo scopo non è accusare indiscriminatamente i colleghi uomini, ma denunciare un problema esistente: il titolo cita apertamente un documentario molto famoso sul razzismo nel calcio, "Non sono una scimmia". Da lì, tre anni fa, le è venuta l'idea: a quel punto Marie Portolano ha contattato colleghe di diverse emittenti e ha iniziato a lavorare. Ma oltre alle offese ci sono poi anche le molestie vere e proprie. Come quelle di cui è accusato Pierre Ménès, la stella di Canal Football Club: mentre era in diretta ha baciato sulla bocca due giornaliste, Isabelle Moreau e Francesca Antoniotti, lasciandole attonite. Una volta si sarebbe perfino spinto a sollevare la gonna della Portolano, toccandole le natiche.

Canal+ accusata

Le immagini dei baci di Pierre Ménès che bacia sulla bocca le due donne scandalizzate hanno fatto il giro del web, accompagnate dall'hashtag #PierreMenesOut: su Twitter in moltissimi chiedono le sue dimissioni. L'emittente Canal+ è finita nell'occhio del ciclone, accusata di aver protetto uno dei suoi giornalisti più popolari insabbiando i casi di molestie. Il sito Les Jours ha fatto scoppiare la polemica scrivendo che l'emittente ha trasmesso il documentario "Je ne suis pas une salope" solo dopo aver tagliato i passaggi che riguardavano Menes. Canal+ non ha rilasciato dichiarazioni alla stampa francese e Marie Portolano ha commentato via Twitter dicendo: "L'importante è che si siano rispettate integralmente le parole delle donne". Un commento che suona come: "Almeno quelle non sono state tagliate". Intanto, anche la portavoce del ministero dell'Interno è entrata nella questione ricordando su Twitter che le molestie sessuali possono essere punite con cinque anni di carcere. Censurare il documentario di una donna per proteggere un uomo è un gesto che, da solo, conferma l'esistenza del problema più di mille parole: le molestie sessuali esistono, ma è più comodo per tutti tacerle.

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