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“Sentirsi grassi non è un sentimento”: la campagna di protesta contro Facebook

Facebook è finito sotto accusa per l’emoticon “Mi sento grassa”, inserita tra i vari sentimenti che si possono esprimere accanto ad uno stato. E’ nata infatti la campagna “Fat is not a feeling” che chiede la sua eliminazione, poiché spingerebbe i giovani a provare vergogna per il proprio corpo.
A cura di Valeria Paglionico
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Rebecca Guzelian è una giovane australiana che sta conducendo una campagna di protesta contro Facebook, con il sostegno di Endangered Bodies, un movimento internazionale che combatte l’imposizione di un certo standard di immagini corporee. Ad essere finita sotto accusa è l’emoticon “Mi sento grassa”, inserita tra i vari sentimenti da poter esprimere sul social network con uno stato. L’emoticon è stata introdotta nel 2013, insieme ad un altro centinaio di “sentimenti”, con cui ogni utente può descrivere il proprio umore. In meno di una settimana, la petizione e il suo hashtag #fatisnotafeeling hanno raccolto migliaia di sostenitori. “Sentirsi grassi” non è un sentimento ed inoltre risulta offensivo nei confronti delle persone in sovrappeso.

Le emoticon sarebbero dannose soprattutto per i più giovani, che comincerebbero a considerare vergognosi i chili di troppo. Donne provenienti da Regno Unito, Irlanda, Stati Uniti, Germania, Messico, Argentina, Brasile e Australia hanno inviato le loro storie personali per dimostrare che non bisogna provare imbarazzo per il proprio corpo e, così facendo, giorno dopo giorno la campagna conta sempre più sostenitori. Rebecca ha infatti dichiarato: “Utilizzare parole come ‘grasso’ incoraggia i giovani a vedere come un male i chili di troppo ed è esattamente ciò che Facebook sta facendo offrendo questa parola tra le opzioni. Il social network spinge a preoccuparsi eccessivamente per il proprio aspetto”. L’obiettivo della campagna è ovviamente quello di rimuovere l’emoticon e far sì che una piattaforma così tanto usata come Facebook non discrimini una certa categoria di persone.

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