Selfite: la voglia di scattare e pubblicare selfie potrebbe nascondere un disturbo mentale
A chi non è mai capitato di scattarsi un selfie e di pubblicarlo all'istante? E' inutile negarlo, tutti lo abbiamo fatto almeno una volta nella nostra vita ma negli ultimi tempi la situazione sta cominciando a sfuggire dalle mani, visto che condividere in continuazione autoscatti potrebbe sottintendere un disturbo mentale.
Cos'è la selfite?
Secondo uno studio condotto presso la Nottingham Trent University e la Thiagarajar School of Management in India e pubblicato sull’International Journal of Mental Health and Addiction, tutti quelli che hanno la tendenza a pubblicare continuamente selfie potrebbero avere una specie di disturbo mentale. Scattarsi foto in primo piano e avere il desiderio di metterle in rete più di una volta al giorno sarebbe una vera e propria ossessione legata a una forma di dismorfofobia che implica una mancanza di rappresentazione di se stessi. Con i selfie una persona cerca di combattere l'ansia, la mancanza di fiducia, la dipendenza da un riscontro esterno e di rappresentare la propria immagine. Gli studiosi hanno definito la cosa "selfite" e l'hanno divisa in tre diverse categorie: cronica, acuta e borderline che variano a seconda della necessità che si sente di scattare e pubblicare foto. Nel primo caso si pubblicano selfie senza sosta, nel secondo i numeri sono leggermente inferiori, nel terzo si arriva a tre autoscatti al giorno ma non si sente il bisogno di condividerli online. Vedere quale effetto sortisce lo scatto una volta pubblicato sottintenderebbe l'esistenza di una patologia relazionale della comunicazione poiché si ottiene il consenso degli altri senza fare troppi sforzi. Per "guarire" è necessario riacquistare un contatto con la realtà e con il mondo che ci circonda, così da non essere più ossessionati dal numero di like raggiunto.
