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Ottobre Rosa 2020

Screening per il tumore al seno: perché è importante non saltare i controlli nonostante il Covid-19

Durante i primi cinque mesi di lockdown si è registrato un calo di oltre il 50%, rispetto allo stesso periodo del 2019, del numero di donne aderenti al programma di screening mammografico. Il dottor Pier Luigi Bonatti, responsabile della Senologia dell’Asl Roma 1 spiega come funziona il programma di screening e la prevenzione personalizzata.
Intervista a Dott. Pier Luigi Bonatti
Senologo e responsabile del centro di senologia Asl Roma 1
A cura di Francesca Parlato
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Nessuna scusa. Non c'è Covid-19 o pandemia che tenga. La prevenzione del tumore al seno non aspetta, soprattutto ora che siamo a ottobre, il mese dedicato proprio a questa patologia. E se siete tra quelle donne che per paura del Coronavirus hanno preferito rinviare i controlli, potete stare tranquille: nelle Asl e negli ambulatori sono garantite tutte le misure per svolgere gli esami in assoluta sicurezza. "Sono purtroppo tante le donne che nei mesi di lockdown hanno avuto timore di svolgere gli esami di prevenzione – ha spiegato a Fanpage.it il dottor Pier Luigi Bonatti, senologo direttore dell'Unità operativa semplice dipartimentale di chirurgia senologica dell'Asl Roma 1 – Ma non bisogna temere perché è possibile fare i controlli in tutta sicurezza. Nell'Asl Roma 1 ad esempio esiste un percorso appositamente studiato, con misurazione della temperatura, che non espone le donne al rischio di contagio". Secondo i dati dell'Osservatorio Nazionale Screening nei primi 5 mesi del 2020 c'è stata un'interruzione dell'erogazione dei servizi di screening relativi ai mesi di marzo e aprile (anche se non in tutte le regioni) ma da maggio i programmi sono ripresi in tutta Italia regolarmente. A fronte dello stop e del comprensibile timore di tantissime donne ci sono stati complessivamente 472.389 screening mammografici in meno rispetto allo stesso periodo del 2019, una riduzione pari a circa il 53,8% e il numero di carcinomi non diagnosticati è stimato superiore a 2.000 (2.099).

Come funziona lo screening

Il carcinoma mammario è la neoplasia più diagnosticata nelle donne (e secondo il rapporto Airtum nel 2020, sono attesi circa 55.000 nuovi casi) ma negli ultimi decenni si è registrato un aumento non solo della frequenza della diagnosi, ma parallelamente anche una significativa riduzione della mortalità. Sempre il rapporto Airtum infatti registra una sopravvivenza netta dell'87% delle donne a 5 anni dalla diagnosi, una delle più alte in Europa. E questo grazie anche ai programmi di screening, i dati infatti ci dicono che più del 57% delle donne aderisce ai programmi di prevenzione, anche se in modo non omogeneo tra le regioni. Lo screening mammografico, ricordiamo totalmente gratuito, inizia a 50 anni e si conclude a 74: "Tutte le donne – spiega il dottor Bonatti – a partire dai 50 e fino i 69 anni ricevono una lettera di invito allo screening, con cadenza biennale. Mentre dai 69 ai 74 anni, non riceveranno alcuna lettera ma rientrano ancora nel programma di prevenzione, per cui la mammografia, anche per le donne di questa fascia d'età, è completamente gratuita". In altre regioni d'Italia, anche se si tratta ancora di una fase sperimentale, lo screening viene attivato già dai 45 anni di età, con cadenza annuale. "A tutt'oggi però questa non è ancora una prassi consolidata. Ricordiamo che lo screening per il tumore al seno, a partire dai 50 anni di età, è l'unico sistema di diagnosi precoce, utilizzato in tutto il mondo, che ci consente di trovare anche il più piccolo tumore". Una volta eseguita la mammografia i risultati arrivano entro una ventina di giorni: "La mammografia viene controllata da due radiologi separatamente, proprio per essere certi della diagnosi. Qualora il medico riscontrasse qualche anomalia entro circa 7/10 giorni la paziente verrà avvertita e di deciderà se procedere con una radiografia oppure con una tomosintesi". Attenzione però, non è detto che un'anomalia sia sinonimo di cancro: "Molto spesso non si tratta di un tumore. In ogni caso sulla base dei risultati di questo secondo esame si deciderà poi se procedere con una mammografia ogni due anni o se anticiparla e svolgerla con cadenza annuale,  o eventualmente procedere con ulteriori esami di approfondimento e in alcuni casi con l'intervento chirurgico". È importante anche sfatare un altro falso mito legato alla mammografia, e cioè che sia un esame doloroso: "Il dolore generato dalla mammografia dipende dallo schiacciamento della mammella, ma molto del dolore dipende anche dalla donna, se si trova ad esempio in una fase premestruale, dove già alla palpazione potrebbe riscontrare un fastidio. Si tratta comunque di una compressione di pochi secondi, indispensabile per avere dei risultati che siano il più chiari e completi possibile". 

La prevenzione personalizzata

Sappiamo che oggi la medicina è sempre più personalizzata e adattata alle esigenze di ogni singola persona. E anche se i programmi di screening sono sicuramente la più potente difesa per la prevenzione di alcune patologie, in certi casi è bene fare una valutazione personalizzata anche nell'ambito della prevenzione: "Sempre all'interno del percorso di screening si può svolgere anche un percorso personalizzato sulla base della valutazione del rischio. A contare infatti nell'ereditarietà del cancro al seno non è soltanto la linea materna, ma anche quella paterna. Il percorso prevede una visita con un genetista che sulla base di queste valutazioni deciderà se procedere con un test BRCA che indica il rischio di tumore della mammella o dell'ovaio. Sulla base di questi risultati si sceglierà poi il percorso da seguire (si potrà per esempio svolgere la mammografia con cadenza annuale oppure nei casi più a rischio arrivare anche alla mastectomia preventiva".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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