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Quando un bambino non si riconosce nel proprio genere: il transgenderismo nei più piccoli

“A 3 anni i bambini hanno una chiara percezione di se stessi. Non è strano che manifestino già i primi segnali di una varianza di genere anche da molto piccoli”. La psicologa Paola Biondi spiega come affrontare il passaggio di genere nei bambini e negli adolescenti e perché può essere utile per i genitori e i figli ricorrere a un sostegno psicologico.
Intervista a Dott.ssa Paola Biondi
Psicologa, psicoterapeuta e fondatrice del Centro Salute Trans e Gender Variant
A cura di Francesca Parlato
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Sono davvero un buon esempio Charlize Theron e Angelina Jolie. Due madri che senza giudizi e con grande premura hanno compreso i bisogni dei propri bambini e li stanno accompagnando nel loro percorso di passaggio di genere. Gli ultimi dati stimano che l’incongruenza di genere riguardi tra l’1,2% e il 4% degli adolescenti, ma già prima dell’adolescenza alcuni bambini manifestano insofferenza verso il genere assegnato, attraverso dei comportamenti più o meno espliciti. Come la piccola Jackson, la figlia di Charlize Theron, che a soli 3 anni ha detto alla mamma di non sentirsi un maschio. “L’identità di genere si sviluppa da 0 a 3 anni – ha spiegato a Fanpage.it la dottoressa Paola Biondi, psicologa, psicoterapeuta e fondatrice del Centro Salute Trans e Gender Variant – Già a 3 anni si riconosce la differenza tra sé e gli altri, la percezione di se stessi è chiara". 

I segnali della varianza di genere nei bambini

Non tutti i bambini riescono a verbalizzare allo stesso modo la propria insofferenza verso il genere assegnato. "Può essere che alcuni abbiano una preferenza per un certo tipo di abbigliamento o che preferiscano indossare le scarpe del genitore del sesso opposto. O ancora che sviluppino alcune fantasie circa la possibilità, nel caso dei bambini assegnati maschi, che cadrà loro il pisellino, o al contrario, nel caso delle bambine che prima o poi crescerà. Come se fosse soltanto una questione di tempo perché si ritrovino nel corpo a cui sentono di appartenere". E poi ci sono anche bambini che sviluppano una certa serenità verso la propria identità di genere nonostante differisca da quella assegnata: "Alcuni ad esempio si riconoscono come una bambina che possiede un pisellino. Il genere è influenzato dal corpo, ma non è identificabile né col sesso né col corpo".

Adolescenza: il momento più delicato

Il corpo evolve, cresce e con l'adolescenza e lo sviluppo ormonale si delineano con evidenza i tratti genetici corrispondenti al genere assegnato. Per una persona con varianza di genere l'adolescenza può essere il periodo più complicato da affrontare. "Autolesionismo, mutilazioni, rischio suicidario: quando non si accetta il proprio corpo e non ci si sente accettati dalla propria famiglia e neanche dalla propria comunità, sono tanti i rischi a cui gli adolescenti vanno incontro". Esiste però una possibilità farmacologica per tamponare questo disagio: "I ragazzi e le ragazze che vivono con difficoltà i cambiamenti del proprio corpo possono anche ricorrere (dietro consulto del proprio medico e del proprio psicologo) a dei bloccanti ipotalamici, che consentono di sospendere l’andamento dello sviluppo puberale". Per una vera e propria terapia ormonale, per sviluppare i caratteri corrispondenti al genere non assegnato solitamente si aspetta la maggiore età. "In alcuni casi, quando la persona è seguita sin da piccola si può iniziare a 16/17 anni. Ma non si tratta della casistica più diffusa". 

Perché è importante usare i pronomi giusti

Fare attenzione ad usare i pronomi giusti, chiamare il proprio figlio col nome che si è scelto e che corrisponde al genere a cui sente di appartenere, possono essere un sostegno altrettanto importante: "Se la persona viene riconosciuta all'esterno col genere a cui sente di appartenere si sentirà estremamente gratificata e sarà un modo per ridurre moltissimo la propria sofferenza e il proprio disagio". Per i bambini che manifestano una varianza di genere un sostegno psicologico è utile anche per affrontare la transizione sociale: "Si identificano delle situazioni di potenziale disagio, si avvia un dialogo con la scuola, si parla con insegnanti e con l'intera classe, con i genitori degli altri bambini. È molto importante sostenere la famiglia e tutto l’ambiente intorno al bambino. Un'ampia letteratura conferma che quando un adolescente è accettato, quando viene riconosciuto all'interno di una comunità per il genere a cui sente di appartenere (ad esempio se viene chiamato col nome che si è scelto da solo o anche soltanto con il cognome) i rischi di autolesionismo, abusi di sostanze si riducono tantissimo".

L'importanza del sostegno dei genitori

Capire e comprendere la varianza di genere può essere complicato per un genitore. Qualsiasi comportamento non comune può suscitare ansie e preoccupazioni, ma allo stesso tempo è necessario non allarmarsi. "Innanzitutto bisogna capire che non c'è niente di male o di sbagliato. Non bisogna sentirsi in colpa. Anzi è importante provare a lavorare per superare i propri pregiudizi e l'immaginario legato alla varianza di genere o transgenderismo". E può essere davvero utile ricorrere a un percorso psicologico. "Un sostegno può essere importante per il bambino e per le famiglie – suggerisce la dottoressa Biondi – Creare uno spazio protetto dove il bambino possa esprimersi liberamente, dove possa esplorare la propria identità di genere, adottando eventualmente anche un abbigliamento differente, non potrà che aiutarlo. E allo stesso tempo dare la possibilità ai genitori di esprimere le proprie paure, i propri timori si può rivelare di fondamentale importanza". Anche il confronto con altre famiglie che hanno dovuto affrontare situazioni affini si può rivelare molto utile: "Incontrare altri genitori che hanno attraversato lo stesso percorso è un modo per confrontarsi, ritrovarsi e identificarsi in esperienze simili".  

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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