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“Quando cammino mi piacerebbe essere tromb…”, polemiche sulla campagna shock (FOTO/VIDEO)

Pubblicità Progresso ha creato una campagna contro la violenza sulle donne. Ha affisso manifesti con frasi lasciate in sospeso che sono state completate da vandali con volgari insulti contro il sesso femminile. Scoppia la polemica.
A cura di Daniela Seclì
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A gennaio, comparirà alle fermate degli autobus presenti in tutta Italia. Si tratta di una campagna di Pubblicità Progresso, contro la violenza sulle donne. I manifesti utilizzati per la campagna mostrano il mezzobusto di una donna con una frase sospesa. Le scritte sono diverse, vanno da "Quando cammino per strada mi piacerebbe…" a "Alle istituzioni chiedo…". Alla base del manifesto campeggia la frase:

"In Italia le donne non possono esprimersi al 100%"

Ci hanno pensato, però, alcuni uomini  a completare quelle frasi. Come dimostra il video pubblicato da Pubblicità Progresso, infatti, molti di quei manifesti sono stati imbrattati da ragazzi che hanno completato le frasi in maniera offensiva nei confronti delle donne. Si va dall'insinuare che tutto ciò che una donna possa chiedere alle istituzioni sia un ferro da stiro, fino a sostenere che la donna è continuamente in cerca di sesso, sia quando cammina per strada, che quando termina gli studi. Come dichiara il sito di L'Espresso, da gennaio gli insulti verranno coperti con il logo della campagna e con le indicazioni su come segnalare le offese direttamente dal sito PuntoSuDiTe, che è anche il nome dell'iniziativa.

La campagna ha creato grande dibattito, raccogliendo anche delle critiche che provengono dalle donne stesse. La semiologa Giovanna Cosenza, ad esempio, afferma sul suo blog:

"Non si fanno uscire le donne dalla buca del vittimismo, se si continua a rappresentarle come vittime (e lo si fa anche quando si dice che no, vittime no). E ancora: non si elevano le donne di grado e di ruolo, se si continuano a riprodurre situazioni in cui si mostrano donne umiliate e degradate (e lo si fa anche quando si dice che no, degradate no). […]Certo, la campagna vuole dirci: «Guarda, lo schifo in cui le donne devono vivere». Ma in realtà ripropone – per l’ennesima volta, a sua volta – un ennesimo rituale di degradazione delle donne."

I commenti delle lettrici vanno da: "Campagne del genere non fanno che incitare situazioni sessiste!""Trovo veramente scorretta questa campagna. Non solo non è rappresentativa di nulla, ma incita alla goliardata e al vandalismo, già più che presente in strada senza essere istigato." Sembra esserci, quindi, la sensazione che questo tipo di approccio favorisca poi l'arrivo di commenti negativi nei confronti dell'universo femminile.

Alberto Contri, presidente di Pubblicità Progresso, intanto ha dichiarato a L'Espresso:

"Il nostro obiettivo è far capire che la discriminazione è ancora diffusa e radicata nella fascia media della popolazione, che è poi quella che deve cambiare testa rispetto al problema. Non possiamo illuderci di cambiare gli stereotipi con uno spot. Per questo invitiamo ad andare oltre. Anche perché la campagna si farà sentire su più canali. Con concorsi, iniziative nelle scuole e una canzone creata apposta da alcuni autori italiani, che arriverà a un concerto il cui ricavato andrà in borse di studio per ragazze."

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