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Porno al femminile, ecco le registe che si battono perché il piacere diventi donna

La pornografia è sempre stata additata come l’avanposto strategico del maschilismo. Nemica giurata di ogni rivendicazione civile, oggi è al centro di una rivoluzione che parte dal Femminismo. Un gruppo di donne svedesi, riunite nel collettivo New Level of Pornography, ha deciso di realizzare porno al femminile, pensati per mostrare e assecondare il piacere del sesso “debole”, lontani dagli stereotipi di sottomissione e passività del mainstream.
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Il Femminismo è un movimento complesso e variegato, che ha attraversato fasi storiche diverse, ha affrontato tanti temi e vinto molte battaglie per aiutare la donna a trovare il suo posto nel mondo. Oggi, quantomeno in Occidente, le rivendicazioni non sono certo quelle di fine Ottocento. Almeno sulla carta nessuno metterebbe più in dubbio il diritto a votare o a ottenere una vita lavorativa gratificante, ma il panorama femminista è ancora in grande fermento. Un esempio su tutti è il collettivo svedese di sole donne New Level of Pornography, che ha il singolare scopo di offrire un'opportunità finora negata al mondo rosa: il piacere di consumare pornografia.

Zara Kjellner e Alicia Hansen sono le fondatrici di questo gruppo e hanno dichiarato di voler cambiare dall'interno il nostro concetto di porno. Dal loro punto di vista il mainstream si esaurisce ossessivamente nel rapporto uomo-dominazione-donna e non ha altra concezione della femminilità che non sia quella di un corpo da posizionare nel modo più libidinoso possibile per lo spettatore maschio. Quest'idea ,oltre che fortemente sessista, appare anche anacronistica, perché parte dall'assunto che a consumare questo tipo di prodotti sia solo ed esclusivamente il "sesso forte", ma gli ultimi dati Nielsen ci svelano che a varcare la soglia dei più noti siti a luci rosse sono donne in quasi il 30% dei casi.

La soluzione proposta, quindi, è quella di lasciare che la macchina da presa segua le protagoniste femminili, che indugi sui loro desideri e  mostri che la sessualità può essere vissuta in modo diverso, proprio come vediamo nell'opera-manifesto del progetto, Female Fantasy. Certo, ammette Kjellner, anche per lei è difficile non cadere nello stereotipo della donna-oggetto, perché è talmente radicato da apparire sempre la strada più semplice e spontanea. Altrettanto complicato è definire delle regole: non esiste un decalogo del porno femminista. Non ci sono divieti o obblighi, e anzi, non bisogna assolutamente pensare che si tratti di una versione più "zuccherosa" di Youporn. I loro girati non disdegnano gli approcci violenti e le posizioni audaci di qualsiasi produzione mainstream, ma quello che è davvero importante è mostrare che il piacere appartiene a entrambi i protagonisti dell'amplesso. Fondamentale è illuminare la donna come parte attiva del rapporto, che cerca consapevolmente il proprio piacere, non come accessorio erotico alla mercè della mascolinità.

A cambiare non deve essere solo l'idea di femminilità. Per Kjellner e Hansen è importante anche che si produca sullo schermo anche una nuova immagine dell'uomo. Non più solo dominatore animalesco in balia dei propri istinti più violenti e primordiali, ma anche amante insicuro, psicologicamente fragile, o magari semplicemente il bello con cui andare a letto una volta e basta.

Il collettivo di New Level of Pornography non è l'unica produzione impegnata in questo senso. Particolarmente famose sono anche le opere di Erika Lust, giovane regista, anche lei di origini svedesi, che ha fondato a Barcellona una casa di produzione con il preciso obiettivo di realizzare film a luci rosse per sole donne. Nonostante sia spesso osteggiata dai produttori classici, la regista ha dichiarato di riceve apprezzamenti per i suoi lavori anche da parte di uomini.

La Svezia ha sicuramente il primato in questo nuovo mercato e proprio da lì viene un fatto particolarmente curioso. Nel 2009 fece scandalo la decisione dello Svenska Filminstitutet, l'ente che eroga fondi pubblici per il cinema, di destinare una quota pari a 69.000 $ per la produzione di Dirty Diaries. Da un'idea della regista Mia Engberg, questo film si compone di 12 spezzoni girati con un cellulare e hanno per soggetto la sessualità vista in modo diverso dai principali canali di diffusione.

Un mercato in crescita, quindi, anche se ancora timido, quello delle luci rosse al femminile. Accanto a questi esperimenti che hanno raggiunto gli onori della cronaca, sono sempre di più le registe che si battono per una nuova concezione del porno. In realtà la loro speranza, come spesso dichiarano, non è che cambi soltanto il rapporto che la donna ha con la pornografia, sia come fruitrice che come protagonista. A cambiare devono essere le categorie stesse, per permettere anche agli uomini di apprezzare figure femminili più vere e una sessualità più spontanea e reale, fondamentale soprattutto per chi il mondo del sesso comincia a scoprirlo proprio così.

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