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Perché forse, in casa e uniti, eravamo felici anche con ricrescita e doppie punte

Ora che i parrucchieri e i centri estetici hanno potuto riaprire, c’è chi ha finalmente esaudito i suoi desideri. Ma se da un lato la gioia di eliminare i capelli bianchi è enorme, dall’altro speriamo non sia la sola, di questa fase 2. Basterà ricordarci quanto ci siamo sentiti fortunati, anche con ricrescita e unghie spezzate, a poter condividere il peso di questo momento con tutta la nostra famiglia.
A cura di Beatrice Barbato
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Più del primo giorno di primavera o della prima settimana di ferie dopo un anno di lavoro. Persino più della sensazione di assoluto e totale appagamento dopo aver superato un esame. La fase 2, quella della ripresa di molte attività e degli amici che sono più congiunti dei veri congiunti, ce la siamo immaginata in molti modi. C'è chi sognava da tempo di poter andare dall'estetista o dal parrucchiere e ha potuto finalmente esaudire il suo desiderio. Ci sono parrucchieri, estetisti e commercianti che hanno sollevato le loro serrande più felici del giorno in cui le hanno inaugurate per la prima volta. C'è chi, con tutte le precauzioni necessarie, è uscito di casa per andare nel suo negozio preferito a farsi un regalo, perché un inizio ha sempre bisogno di qualcosa di nuovo.

Se la gioia per la messa in piega è l'unica di questa fase 2

La gioia di uscire dal nostro amato parrucchiere di fiducia senza più quella odiosa ricrescita, diventata ormai uno shatush, è tanta. Ma speriamo non sia la sola, di questa fase 2. Perché prima o poi arriverà anche il momento in cui impareremo a vivere in questa nuova normalità e torneremo ad abituarci alle piccole cose. Sarà allora che non dovremo dimenticare ciò che, invece, ci ha insegnato la fase 1, quando, costretti in casa, in spazi piccoli da condividere con genitori, fratelli, fidanzati, mariti, coinquilini e poi cani e gatti, abbiamo imparato a trovare il bello nella semplicità. Sognavamo di essere altrove, di camminare sulla sabbia o semplicemente di mangiare un gelato seduti su una panchina della nostra città. E intanto impastavamo lievito e farina, stendevamo la pizza nei ruoti e vedevamo crescere torte e ciambelloni nel forno: è stato il nostro modo per combattere le angosce e le paure.

Cambieremo davvero?

C'è chi sostiene che ne usciremo migliori, chi dice che non sarà così. Di certo non dimenticheremo più tutte quelle sere seduti sul divano, insieme, ad aspettare il bollettino del giorno. Continueremo ad avere vivide nella memoria alcune immagini, che entreranno nella storia e che, anche tra molti anni, continueranno a farci male. E poi tornerà una nuova vita, perché è così che accade. Ma per tutti esisterà sempre un prima e un dopo. Ed è sul quel dopo che dobbiamo lavorare. Quando potremo finalmente bere un calice di vino con le nostre migliori amiche nel bar di sempre o quando potremo tornare a vedere un tramonto in riva al mare e non più solo nel rullino fotografico del nostro telefono. Sarà bello poter portare al parco i bambini e vederli giocare all'aria aperta dopo tanto tempo e sarà ancora più bello poter citofonare a casa dei nostri nonni o dei nostri genitori anche solo per dar loro un bacio sulla fronte. Cambieremo? Forse ha ragione chi dice di no. Continueremo a suonare il clacson non appena scatterà il verde al semaforo. Ci spazientiremo per la coda alla posta e ci lamenteremo quando lo smalto salterà dall'unghia poco prima di uscire di casa. Torneremo, presto, a essere presi con la nostra vita dalle agende piene, tra il lavoro, lo shopping, la ceretta o i colpi di sole prenotati. Ma se solo una volta riusciremo a renderci conto di quanto valga anche poter stringere la mano di chi amiamo, allora forse qualcosa l'avremo imparata.

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Sarà bello anche così

Perché alla fine quello che ci resterà più di ogni altra cosa, sarà ricordare quanto ci siamo sentiti fortunati, anche con ricrescita e unghie spezzate, a poter stare in casa con tutta la nostra famiglia, in salute, a ridere e a parlare, a litigare per il telecomando o per l'ultima patatina nel piatto. Ci ricorderemo di chi abbiamo visto in videochiamata, di chi ci ha tenuto compagnia e di chi ci ha scritto un semplice, ma mai più sentito di così, "come stai?". Forse arriveremo persino a non lamentarci delle strade troppo affollate o della coda fuori dal cinema, o almeno per un po'. Smetteremo di voler fotografare a tutti i costi piazze e monumenti svuotati di gente e incominceremo a capire che siamo noi a dargli valore. E pazienza se per vedere una nostra amica, avremo dovuto rinunciare alla manicure prenotata tre settimane prima. Sarà bello anche così.

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