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Paura di guidare: come vincere l’amaxofobia con l’aiuto dello psicologo

L’amaxofobia, ovvero la paura di guidare, è una fobia estremamente diffusa e anche molto invalidante. Si manifesta con i sintomi tipici dell’ansia, dal tremore alla sudorazione, fino agli attacchi di panico. Lo psicologo e psicoterapeuta Francesco Vincelli spiega quale è la terapia più adatta per superare questa fobia.
Intervista a Dott. Francesco Vincelli
Psicologo e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale presso l'Istituto Auxologico Italiano di Milano
A cura di Francesca Parlato
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Chi non ha mai dovuto fare i conti con una piccola fobia? Migliaia di persone hanno paura dei ragni, per non parlare di tutti quelli che temono le api oppure i topi. Ma mentre queste sono delle paure gestibili che difficilmente possono condizionare la vita di tutti i giorni, altre fobie possono invece limitare la nostra quotidianità. Una di queste è l'amaxofobia: la paura di guidare (amaxos, dal greco: carro). "La paura di guidare è una fobia a tutti gli effetti – ha spiegato a Fanpage.it il dottor Francesco Vincelli psicologo e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale presso l'Istituto Auxologico Italiano di Milano – e come tutte le fobie si può apprendere in due modi differenti: o attraverso qualcosa che l'individuo vive direttamente, un'esperienza traumatica come può essere un incidente, oppure tramite l'apprendimento di alcune informazioni. Può capitare quindi che delle persone sviluppino questa paura perché hanno sentito il racconto di un incidente, di una brutta esperienza avuta da altre persone". 

Che cosa è l'amaxofobia

Secondo alcune ricerca l'amaxofobia è più diffusa di quanto non si possa immaginare e colpirebbe circa il 33% della popolazione. Bisogna però tenere conto che questa fobia può avere varie sfumature: ci sono alcune persone che non riescono proprio a salire in auto e altre invece che hanno timore a guidare in autostrada, altre ancora possono svolgere soltanto sempre gli stessi brevi tratti, c'è chi non vuole stare in macchina da solo o ancora chi non vuole portare con sé altre persone, in particolare i bambini, per paura degli incidenti. "Chi soffre di questa fobia – spiega lo psicologo –  spesso deve fare i conti con l'interferenza anche di altre forme di ansia: come l'agorafobia, la claustrofobia o gli attacchi di panico. Spesso queste persone infatti hanno paura di guidare perché questo vorrebbe dire allontanarsi dai luoghi in cui si sentono al sicuro o perché pensano che potrebbero essere colpiti da un attacco di panico mentre sono alla guida e diventare un pericolo per se stessi e per gli altri". 

Amoxofobia: un limite per la vita quotidiana

Soffrire di amoxofobia può avere delle implicazioni piuttosto significative nel nostro vivere quotidiano. "L'amaxofobia si manifesta con tutti i sintomi tipici dell'ansia: tremore, sudorazione, tensione muscolare – spiega lo psicologo – E i sintomi dell'ansia possono effettivamente impedire quelle azioni che servono per guidare l'automobile". Fare i conti con questa fobia significa anche non essere completamente autonomi e dover sempre di dipendere da qualcuno o anche semplicemente dai mezzi pubblici, per qualsiasi spostamento. "Le fobie si nutrono dell'evitamento. Chi soffre di amoxofobia evita di guidare l'automobile e l'evitamento dell'esperienza fa sì che non si possa disconfermare la propria incapacità di guidare". 

La terapia per la cura dell'amoxofobia

Quando siamo in presenza non di una lieve forma di ansia (magari gestibile se accompagnati da un guidatore più esperto) ma di una fobia a tutti gli effetti, è importante cercare un sostegno di un professionista: "In questo caso è utile svolgere una terapia cognitivo-comportamentale che agisce proprio su questi problemi. Si procederà con un lavoro di desensibilizzazione della paura, attraverso delle tecniche di rilassamento. Questo tipo di terapia serve per disapprendere tutto ciò che mantiene viva la fobia, per modificare atteggiamenti e pensieri disfunzionali relativi al pericolo e aiutare il paziente ad avere una risposta non ansiosa e più funzionale rispetto alla guida". In alcuni casi può essere utile anche avvalersi di alcuni strumenti tecnologici, come il simulatore di realtà virtuale (presente anche in alcune scuole guida). "Le terapie cognitivo-comportamentali come questa, quasi sempre, in pochi mesi riescono a essere risolutive. E nella fase finale, a conclusione del percorso, quando si ritiene che il paziente sia pronto per mettersi al volante, sarà proprio lo psicoterapeuta ad accompagnarlo per il suo ‘primo' giro in automobile". 

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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