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Non tutte le bambine possono essere quello che vogliono: la campagna per l’8 marzo dell’Unicef

Dalla parte delle bambine, è la nuova campagna Unicef, per la festa delle donne, che riprende quella lanciata lo scorso anno, è un invito a essere ciò che si vuole. Sebbene per molte ragazze, le cui vite sono state sconvolte da migrazioni, guerre e cambiamenti climatici, sia sempre più difficile poter essere chiunque vogliano.
A cura di Beatrice Barbato
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Posso essere quello che voglio? Basta un punto interrogativo per dare un nuovo senso alla campagna promossa da Unicef nel 2019 e ripresa anche quest’anno per celebrare l'8 marzo, giorno della festa delle donna. Come per il video dello scorso anno, Anna Magnani, Amelia Earhart, Frida Kahlo, Marlene Dietrich, Madre Teresa di Calcutta, Anna Frank e Greta Thunberg sono alcune delle protagoniste scelte come esempi di forza e di coraggio per le bambine di tutto il mondo, poiché hanno saputo affrontare le difficoltà che hanno ostacolato il loro cammino. Ma è davvero così per tutte? Per chi è «senza pace, senza scuola, senza libertà e senza casa» è così facile essere ciò che si desidera? È la provocazione lanciata dal Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia nel video dell'edizione 2020. In un momento storico qual è quello che ci troviamo a vivere, nel quale i conflitti, la necessità di migrare, i cambiamenti climatici, sommati a povertà e scarsità di risorse, minacciano costantemente la vita di centinaia di migliaia di persone, è molto difficile pensare a un futuro in cui ciascuno possa realizzare i sogni che ha.

L'Unicef dalla parte delle bambine

Basta osservare i numeri pubblicati dall’Unicef nel rapporto del 2019: 15 milioni le ragazze adolescenti vittime di violenza sessuale; 12 milioni ogni anno le spose bambine; 200 milioni circa nel mondo il numero di donne e ragazze sottoposte a mutilazioni genitali; 131 milioni le ragazze che non frequentano la scuola. «In altri Paesi, come l’Italia, l’emergenza si nasconde dietro una serie di norme socialmente accettate che ostacolano le pari opportunità. Una donna è spesso costretta a scegliere fra la carriera o la famiglia, deve affrontare più ostacoli per affermarsi e per essere riconosciuta e trattata con il rispetto che merita», si legge nella campagna di quest’anno. Per l’Unicef una speranza, però, c’è: basta stare dalla parte delle bambine, solo così si può essere davvero madri, figlie, ribelli, fragili, libere e ciò che più si desidera.

La fortuna di nascere dalla parte giusta del mondo

Al giorno d'oggi continuiamo a stupirci di piccole cose, come ad esempio il numero delle donne CEO nel mondo in aumento, o a gioire per la grandi vittorie, come il conferimento a due donne del premio Nobel per l'architettura. Scendiamo in piazza per rivendicare dei diritti che in quanto tali dovrebbero essere assicurati, come hanno fatto le migliaia di donne  in Argentina che chiedono la legalizzazione dell'aborto. Sono tasselli che a poco alla volta aggiungiamo alla strada verso l'emancipazione, che, però, resta ancora molto lunga da completare. Ma se queste difficoltà persistono nella società di oggi, che ci offre anche validi strumenti per contrastarle, cosa accade laddove mancano risorse e aiuti, per le bambine prima e per le donne poi? Non possiamo più accontentarci di piccole vittorie se poi, a poca distanza da noi, ci sono ragazze che non possono neppure sognare di essere chi desiderano. La fortuna di nascere dalla parte giusta del mondo non ci deve far chiudere gli occhi e voltare la faccia, o almeno non più. «Per le donne di oggi e di domani, perché possano essere quello che vogliono. Sempre».

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