Non esistono vestiti inappropriati: gli abiti delle vittime di stupro in mostra a Milano
Negli ultimi anni sono cresciuti in modo esponenziale i casi di violenza sulle donne e, nonostante le numerose e continue denunce, il problema viene tutt'ora sottovalutato. La cosa impressionante è che sono ancora moltissimi quelli convinti del fatto che sia l'abbigliamento scelto dalle rappresentanti del sesso femminile a "provocare" i carnefici, facendole diventare vittime di stupri e abusi. La verità, però, è ben diversa: non sono le minigonne, le scollature, i tacchi alti o i pantaloni aderenti a causare le violenze, quanto piuttosto la follia di uomini che approfittano della loro forza fisica per abusare delle vittime. Per dimostrare a tutti che non è l'abito a giustificare uno stupro è arrivata una mostra controversa intitolata "What were you wearing?", ovvero “Che cosa indossavi?”, che mette in esposizione i vestiti indossati dalle vittime durante gli stupri.
La mostra con vestiti delle vittime di violenze sessuali
Si chiama "What were you wearing?", cioè “Che cosa indossavi?”, ed è la controversa mostra d'arte arrivata per la prima volta a Milano che intende sostenere le vittime di violenze sessuali. E' nata nel 2013 da un'idea di Jen Brockman e Mary Wyandt-Hiebert, che hanno esposto per la prima volta 18 completi femminili indossati proprio durante gli stupri nell’Università dell’Arkansas per dimostrare che gli abiti non contano quando si parla di gesti tanto meschini.
Jeans, pigiami, t-shirt, pantaloni neri, tute, sono solo alcuni degli indumenti comuni portati dalle donne che sono diventate protagoniste di un'esperienza così traumatica. Dopo aver girato il mondo per anni, la mostra "Che cosa indossavi?" è arrivata per la prima volta in Italia, precisamente alla Casa dei Diritti di Milano in via De Amicis, dove, con il sostegno del Centro antiviolenza "Cerchi d'Acqua", gli abiti rimarranno in esposizione fino al 21 marzo. L'obiettivo è dimostrare che esistono ancora troppo pregiudizi maschilisti quando si parla di violenza sulle donne. Gli abiti non c'entrano nulla con gli stupri, dire che esistono indumenti inappropriati è solo un modo per togliere ogni libertà di espressione al sesso femminile.