Nati nel mezzo: ecco perché essere il figlio centrale è una benedizione
Tutte le persone che sono cresciute in famiglie numerose sanno bene che è impossibile non avere delle piccole preferenze. Il primo figlio è sempre quello “preferito”, visto che è con lui che si sono provate per la prima volta le emozioni della paternità e della maternità, mentre invece l’ultimo viene sempre considerato un bambino, quello che per tutti gli altri non sarà mai capace di diventare grande e maturo. In pochi però si sono chiesti cosa significhi davvero essere i figli “di mezzo”.
Coloro che possono raccontare questa esperienza ritengono che sia qualcosa di costruttivo. Essere nati dopo il primo figlio e prima dell’ultimo è una cosa che permette di affrontare il mondo reale con molta più forza e coraggio rispetto agli altri. Se da un lato il primogenito è una “cavia” su cui i genitori sperimentano i primi errori e l’ultimogenito è l’ultima possibilità che hanno di ricoprire alla perfezione il loro ruolo, i figli di mezzo vengono un po’ abbandonati al loro destino.
Vengono trascurati, non ottengono mai tutto ciò che chiedono e non gli viene dato alcun titolo speciale. E’ proprio per questo che imparano da soli ad andare avanti nella vita e ad affrontare le difficoltà. Naturalmente, quando si è bambini non si accetta la cosa con facilità, ma una volta divenuti adulti si considererà l'essere figli di mezzo una vera e propria benedizione. Sono costretti ad essere indipendenti e fin da piccoli riescono a capire come funziona il mondo. La loro non deve dunque essere vista come una vita di delusioni, ma piuttosto come un modo per diventare maturi e realistici un po' prima, proprio come la società d'oggi richiede.