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Nata in un campo, fugge in America: è la prima donna che fa il giro del mondo in aereo

Shaesta Waiz ha 30 anni ed è la prima donna ad aver fatto il giro del mondo in aereo da sola. La sua storia è molto particolare, è nata in un campo profughi dell’Afghanistan e ha dovuto affrontare diverse forme di discriminazione ma alla fine è riuscita a trasformare il suo sogno in realtà.
A cura di Valeria Paglionico
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Shaesta Waiz è una ragazza di 30 anni, è nata in un campo profughi dell'Afghanistan durante la guerra tra Unione Sovietica e Afghanistan e, nonostante la sua infanzia non sia stata semplicissima, è diventata una donna da record: è diventata la più giovane ad aver fatto il giro del mondo in aereo da sola. Per mesi ha vissuto insieme ai genitori e alle 5 sorelle, fino a quando sono riusciti tutti a fuggire in America nella speranza di avere una vita migliore.

Shaesta ha vissuto in California, precisamente a Richmond, ed è riuscita a laurearsi in ingegneria, nonostante venisse costantemente discriminata sia perché straniera sia perché femmina. E' stata l'esperienza a dimostrarle che per le donne era molto complesso avere successo in ambito scientifico ed è proprio per dimostrare a tutte che chiunque può trasformare i desideri in realtà, a prescindere dal sesso a cui si appartiene, che ha deciso di diventare pilota. "Quando ho scoperto la mia passione per il volo è nata la mia sfida personale, ho iniziato a leggere di più e ad approfondire gli studi in matematica per poter guardare il mondo e il cielo in modo diverso", ha spiegato la giovane.

Ha fondato "Dream Soar", una Ong che ha insegnato alle giovani donne che possono volare, nonostante le barriere imposte dalla società, e nel maggio 2017 è poi partita in solitaria su un A36 Beechcraft Bonanza, facendo 34 tappe in ventidue paesi come Australia, Singapore, Egitto, e attraversando i cinque continenti in volo. Il suo obiettivo non era solo quello di fare un viaggio "originale" ma piuttosto aumentare la consapevolezza nelle donne, battendosi per promuovere i loro diritti e cercando di sottolineare l'importanza di discipline scientifiche che consentono l'accesso a professioni riservate ancora quasi esclusivamente agli uomini.

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