Naomi Campbell irriconoscibile in aeroporto con tuta, guanti e mascherina
Tuta bianca in polipropilene, mascherina a copertura di naso e bocca, occhiali trasparenti, guanti monouso e neanche un capello fuori dal cappuccio, così Naomi Campbell si è presentata all'imbarco dell'aeroporto di Los Angeles, pronta per partire. Il timore di poter contrarre il Coronavirus ha spinto la top model a proteggersi al punto tale da non essere neppure riconoscibile. «Safety first Next level», la sicurezza prima di tutto livello successivo, ha scritto su Instagram, pubblicando le foto che la ritraggono in tenuta protettiva. La modella, però, non dimentica di aggiungere anche un tocco alla moda, indossando al di sopra della tuta in non tessuto, una cappa color cammello e bordo in pelle.
La routine di Naomi in aereo
La top model 49enne non è la prima volta che manifesta i suoi timori legati alla mancanza di igiene e alla presenza di germi. «Amo viaggiare, sono nata viaggiando, mia madre lo dice sempre. Mi piace stare in aria, da qualche parte e da nessuna parte allo stesso tempo», inizia così il suo video blog, pubblicato a luglio dello scorso anno, in cui racconta in cosa consiste la sua routine ogni qual volta parte. Dopo aver acquistato riviste e caramelle e una volta salita sull'aereo, comincia la profonda procedura di pulizia, grazie ai due strumenti che nella sua borsa non mancano mai: guanti monouso e salviette igienizzanti. Pulisce qualsiasi cosa con cui possa entrare in contatto, che sia il finestrino o il telecomando del sedile. Come ultimo step posiziona, poi, un copri poltrona, acquistato sempre in aeroporto, che cambia settimanalmente. L'unica regola è che abbia un colore acceso e felice, come quello in fucsia mostrato nel video. Indossata, infine, la sua mascherina, può rilassarsi e godersi il viaggio.«Non mi importa ciò che pensa la gente, mi fa sentire meglio. Lo faccio per la mia salute», spiega Naomi ai suoi followers. Oggi a distanza di quasi otto mesi, quel video fa riflettere ancora di più, sopratutto perché ora non si ha più a che fare con paure personali ma con un sentimento condiviso, purtroppo, da tutto il mondo.