Maschio 30enne, ma che problemi hai? Rivedersi non vuol dire che ti voglio sposare
Andava tutto bene e poi è sparito. Scomparso. Così, all'improvviso, puff! Il copione è sempre lo stesso, dal Nord al Sud, passando per le isole, in campagna e in città, la situazione cambia poco. Conosci uno, ci esci, sembra andare abbastanza bene, quanto basta per dire "vabbé, dai, rivediamolo", però poi senza una spiegazione, nemmeno il tempo di voltarti che ti ritrovi improvvisamente ripudiata. Ma così, senza un motivo. O meglio, senza un motivo di cui tu sia a conoscenza, perché 9 volte su 10 questo copione che si ripete prevede che l'adone di turno – che poi, adone, insomma, parliamone, forse disadattato è il nome più adatto per definire questo tipo di soggetti – scompaia senza proferire parola. E tu stai lì, a porti delle domande, a chiederti perché, se hai fatto qualcosa di sbagliato, se era una questione sessuale o se, magari, la ceretta era venuta male e quindi è scappato perché lui magari è preciso e a certe cose ci tiene.
Insomma, tendenzialmente la donna finisce per farsi mille problemi e mille paranoie in cerca di una risposta che non arriverà mai. E non arriverà mai perché fondamentalmente non c'è alcun problema, lei non ha alcun tipo di problema, ma tuttalpiù la verità è che i trentenni degli anni 2000 sono dei disagiati, disadattati, dissociati, sociopatici che hanno paura della propria ombra. Il grande, grosso, enorme problema di questi anni duemila sono proprio loro, i trentenni. I ventenni non lo so, forse mossa dalla disperazione mi butterò su di loro. Manco i quarantenni si salvano, però, pure loro ‘na tragedia greca. Sotto i diciotto c'è la galera, magari eviterei.
A ogni appuntamento sbagliato, per anni, ho pensato di essere io il problema. Costantemente mi sono domandata cosa dovessi cambiare per piacere a un uomo. La risposta è semplice: nulla. Non sono io ad avere un problema, semplicemente in questo preciso momento storico io e le mie amiche siamo circondate da un branco di squilibrati che non sa che cosa vuole realmente dalla vita. A ogni pranzo, pausa caffè, pausa sigaretta, aperitivo o cena, il filone del discorso che parte al tavolo delle donne è sempre lo stesso: racconto di un appuntamento e/o stringata frequentazione che parte con la data di scadenza già marchiata a fuoco sulla fronte del disadattato di turno sin dal primo momento in cui ti vede; scomparsa improvvisa non dovuta né a un rapimento alieno tantomeno a un tragico incidente che l'ha ridotto in coma, impossibilitato a chiamarti o risponderti ai messaggi; momento paranoia scaricato sulle amiche che devono procedere ad analizzare e vivisezionare ogni dettaglio di questa sottospecie di chiamiamola relazione sociale, per fornirti una qualsivoglia risposta logica che possa motivare questa fuga, risposta che dal diretto interessato non arriverà mai, a meno che tu non voglia procedere con una riedizione di The Saw, ma non lo so, questo livello non l'ho mai sperimentato e vorrei starci il più lontana possibile.
Centinaia e centinaia di storie dal canovaccio identico: chiedi "ci rivediamo?" e loro pensano che stai già progettando il matrimonio e si fanno prendere male. No, "ci rivediamo" significa "ci rivediamo per n motivi differenti" e non "mi vuoi sposare" o "andiamo a convivere" o "ti amo follemente". Stai sereno trentenne, come diceva un personaggio che in questi ultimi due anni mi ha dato parecchio da lavorare. Quando fortunatamente la relazione riesce a durare qualche settimana, magari qualche mese, non osare chiedere "in che direzione stiamo andando?" o "ma è una relazione esclusiva o no?", perché li vedrai fuggire a gambe levate che Speedy Gonzales je spiccia casa. Le più fortunate a volte ricevono tragiche frasi fatte in risposta alle loro domande esistenziali: "Mi piaci, potrei innamorarmi di te e ho paura" o ancora "non ti merito", "sei troppo per me" oppure "sono stato deluso in passato" che tu sei lì che vorresti rispondergli "E sticazzi, anche?". Mai uno che metta le cose in chiaro e dica "voglio solo scopare", che fa molto bifolco, ma di questi tempi la schiettezza del bifolco sarebbe apprezzabile.
Provi a confidarti con gli amici maschi, che magari loro il rebus lo sanno risolvere? Figuriamoci, sembra di parlare con ET telefono casa. Due lingue diverse. "Oggi fa freddo" e l'amico che ti risponde che s'è comprato l'ultima Playstation disponibile sul mercato. A un certo punto, dopo un paio di urla, metti a posto l'amico che invariabilmente, ogni santissima volta risponde: "Si sarà sentito messe alle strette" oppure "Gli uomini si spaventano" e poi ancora "Magari è traumatizzato da qualcosa, avrà sofferto in passato". Ma magari il cazzo, scusate il francesismo. E chissenefrega anche delle vostre tare mentali, la verità è che alcun trauma può giustificare il fatto che invariabilmente, ogni santissima volta, una donna debba ritrovarsi a vestire i panni di una moderna Don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento. E' stressante, debilitante e molto poco divertente. E, oltretutto, ci terrei a sottolineare, molto poco maturo quando hai più di 15 anni, facciamo anche 16.
Non credo esista al mondo essere umano, donne comprese, che non abbia mai sofferto nella vita, che non sia stato mollato, tradito, abbandonato da qualcuno. La vita è costellata di sofferenze, più o meno importanti, che continueranno inesorabilmente ad arrivare con il passare del tempo, dei mesi e degli anni. Ma non trovo cosa più stupida dell'atteggiamento di rassegnazione che impone al pirla di turno di scappare non appena sente che la cosa potrebbe andare avanti e rinunciare a qualcosa di potenzialmente bello per paura di soffrire nuovamente, facendosi tarpare le ali da ansie e pare immotivate. Ma probabilmente il motivo alla fine non è nemmeno quello, la paura nulla c'entra, ma anzi, come diceva un vecchio famoso romanzo, semplicemente la verità è che non gli piaci abbastanza.
"Nessun trentenne è stato maltrattato durante la produzione di questo articolo. Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è assolutamente intenzionale e comprovabile".