Lululemon lancia la t-shirt col pipistrello e rischia il boicottaggio, i cinesi: “È razzismo”
Potranno essere anche tempi duri a causa del Covid-19 ma a quanto pare il razzismo non va mai in pausa e sono moltissimi quelli che, nonostante ci siano problemi più seri a cui pensare, si fanno la guerra a botta di parole e iniziative fortemente discriminatorie. È proprio quanto accaduto di recente nel mondo della moda. A essere finito al centro delle polemiche è stato il brand Lululemon che, prendendo ispirazione dalle presunte origini del Coronavirus, ha messo in vendita una t-shirt decorata con una confezione di cibo d'asporto con all'interno un pipistrello. Sulla scatola è stata stampata la scritta "No thanks", ovvero "No grazie", sottintendendo l'inappropriatezza delle abitudini culinarie del popolo cinese.
È stato l'artista californiano Jess Sluder a realizzare quella stampa, chiamandola "bar fried rice", cioè "riso fritto al pipistrello". Sono bastate poche ore perché le immagini finissero sul social cinese Weibo, registrando milioni di visualizzazioni e scatenando l'indignazione pubblica. Al motto di “Lululemon insults China”, è partito un vero e proprio boicottaggio del brand, accusato di aver promosso il razzismo. Qual è stata la reazione dell'azienda? Ha licenziato l'art director, scusandosi per non essersi accorta prima del disegno offensivo. Considerando il fatto che nel 2018 il popolo cinese era riuscito a boicottare una Maison nota come Dolce&Gabbana dopo alcuni atteggiamenti discriminatori di uno dei due stilisti siciliani, Lululemon ha molto da temere, soprattutto perché la Cina è uno dei suoi mercati più importanti. Sluder, intanto, si è scusato pubblicamente, dichiarandosi pentito per la scelta fatta: avrà convinto il popolo cinese?