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Lina Wertmuller e l’Oscar alla carriera a 90 anni: quanto è difficile essere una regista donna

Lina Wertmuller è stata la prima donna regista ad essere candidata agli Oscar con il film “Pasqualino Settebellezze”. Il prossimo anno riceverà l’Oscar alla carriera ma la regista romana ha dovuto combattere contro i pregiudizi e le difficoltà del mondo della regia, un settore che privilegia gli uomini.
A cura di Chiara Sorice
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L'Academy of Motion Picture Arts&Sciences ha confermato che Lina Wertmuller sarà premiata con l'Oscar alla carriera. La regista romana è un vero e proprio simbolo, un'icona del cinema contemporaneo, una donna conosciuta a livello mondiale per i suoi film. Tra pochi mesi festeggerà 91 anni e non poteva ricevere un regalo più importante della statuetta d'oro. Nel 1977 Lina Wertmuller è stata la prima donna ad essere candidata all'Oscar come miglior regista con il film "Pasqualino Settebellezze". Lo stesso film è stato recentemente restaurato e proiettato durante l'ultimo Festival di Cannes, dove la Wertmuller ha sfilato sul red carpet in total black con i suoi storici occhiali bianchi accanto a Leonardo DiCaprio. La lunga carriera della regista dimostra quanto, nonostante sia dura per una donna lavorare nel settore della regia cinematografica, il talento permette di arrivare lontano e raggiungere il successo.

Lina Wertmuller, l'icona del cinema italiano

Lina Wertmuller è la donna che ha portato al successo la regia italiana femminile, la prima ad esser stata candidata come miglior regista agli Oscar nel '77 e la prima in concorso al Festival di Cannes nel '72 con il film "Mimì metallurgico". E' grazie ai suoi iconici film degli anni '70 che si è dato spazio alla regia femminile in Italia, Lina ha dimostrato che il talento e l'eccellenza non dipendono dal genere di appartenenza. Ieri come oggi, le donne fanno fatica a emergere quando scelgono la carriera di regista, ma la Wertmuller è riuscita a combattere i pregiudizi e con il film "Pasqualino Settebellezze" è stata candidata ai Golden Globe oltre che all'Oscar.

Lina Wertmuller e la sua lunga carriera

Lina Wertmuller è ricordata dal pubblico del grande schermo proprio per la lunghezza dei titoli dei suoi film, la stessa lunghezza che contraddistingue il suo nome di battesimo Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich. Classe 1928, è nata e cresciuta nella Capitale e già all'età di diciassette anni si è avvicinata al mondo dello spettacolo e del teatro. Il suo esordio nel cinema avviene nel 1953, anno in cui conquista il ruolo di segretaria di edizione, ossia si occupava delle sequenze sul ciak nel film "E Napoli canta". Pochi anni dopo, nel 1960, passa dietro la macchina da presa diventando aiuto regista di Federico Fellini nei film "La dolce vita" e "8 e 1/2". Il suo esordio alla regia risale al 1963 con il film "I basilischi". L'amicizia e il legame con Giancarlo Giannini segna la sua vita professionale, con lui realizza i film che hanno avuto più successo, da "Mimì metallurgico" a "Pasqualino Settebellezze", passando per "Travolti da un insolito destino" e "Film d'amore e d'anarchia". Nonostante la Wertmuller abbia conquistato il mondo del cinema precocemente, solo nel 2010 ha ricevuto il David di Donatello alla carriera. Anche la città di Napoli ha voluto omaggiare la grande regista con la cittadinanza onoraria che le è stata consegnata nel 2015. Secondo la critica italiana, nei suoi copioni faceva ironia sulla classe operaia, in realtà l'obiettivo di Lina Wertmuller era quello di dare una speranza d'amore o forse voleva dare ai suoi personaggi l'illusione di poter scegliere il proprio destino, di poter modificare le proprie condizioni di vita travalicando le "regole sociali".

La difficoltà di essere una regista donna

Nonostante abbia curato la regia di oltre venti film, Lina Wertmuller ha avuto difficoltà a emergere nel panorama cinematografico italiano. La regista ricordata per essere la prima donna alla regia candidata agli Oscar, è molto più apprezzata in America che in Italia, da Hollywood le sono arrivate offerte che non ha mai accettato. Essere una donna regista negli anni '60 era motivo di emarginazione, in Italia il sessismo era molto forte. Ancora oggi nel cinema le donne alla regia sono poche e i loro film hanno meno successo rispetto a quelli diretti da uomini secondo quanto afferma la ricerca di Ewa, European Women’s Audiovisual Network sulla diversità di genere nel cinema. Tra il 2006 e il 2013 solo un film su 10 è stato diretto da una donna. Altri settori cinematografici, invece, sono molto più propensi ad accogliere il genere femminile, tra questi sceneggiatura, scenografia e i costumi. Nel cinema ci sono pochi riferimenti di donne alla regia ma la brillante carriera di Lina Wertmuller dimostra che si dovrebbe investire e riporre maggior fiducia nel talento delle donne, perché la bravura non ha sesso, non conosce distinzioni né limiti di età, è questo che ancora oggi dimostra la Wertmuller.

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