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Covid 19

Incubi e insonnia in tempi di Coronavirus, la psicologa: «I sogni ci aiutano ad affrontare le paure»

In un momento difficile quale quello che stiamo vivendo, tra lockdown e angosce diffuse, oltre a essere mutata la nostra quotidianità, è cambiata anche la qualità del nostro sonno, spesso tormentato da incubi ricorrenti o da un’insonnia diffusa. A spiegarci come il Coronavirus influisca sulla nostra attività onirica è la dott.ssa Chiara Gusmani.
Intervista alla Dott.ssa Chiara Gusmani
Psicologo e psicoterapeuta dell’eta evolutiva
A cura di Beatrice Barbato
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Trascorrere tanto tempo a casa senza poter uscire non ha solo cambiato drasticamente la nostra quotidianità, costringendoci a rivalutare ciò che è necessario da ciò che non lo è, ma ha avuto un'incidenza profonda anche sulla qualità del nostro sonno. Quel mostro Coronavirus, che da più di un mese a questa parte ci riempie le giornate, è venuto a bussare anche nei sogni di molti, tra chi, pur dormendo più ore, lo sta facendo male, chi per la prima volta è costretto a fare i conti con l'insonnia e chi è agitato incubi ricorrenti. Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Chiara Gusmani, psicologo e psicoterapeuta dell'età evolutiva, che ci ha aiutato a capire come funziona la nostra attività onirica, soprattutto in un momento difficile come quello che stiamo vivendo.

L'attività della nostra mente

«Una delle funzioni che possono avere i sogni è quella di affrontare ed elaborare alcuni contenuti della giornata e della veglia. Si tratta di una funzione positiva per cui possiamo trasformare, reinventare qualcosa che capita durante il giorno, che è fatto di elementi quotidiani come le emozioni e le sensazioni, uniti a ciò che fa parte della nostra storia personale», spiega la dott.ssa Gusmani. E in questa rielaborazione non possono non entrare anche i bollettini, i numeri, i decessi e le notizie sul Covid-19 che ci incollano davanti alla tv tutti i giorni e a tutte le ore. «Entrano anche nei nostri sogni, probabilmente in modo diverso. Diventano immagini e simboli. Vediamo comparire ladri, zombie, incendi, pericoli vari. Per alcuni assumono un contenuto ancora più angosciante in forma di incubi più intensi».

Gli incubi in tempi di Coronavirus

È anche vero, però, che sogni e incubi sono importanti forme di rielaborazione del reale per la nostra mente. «Il fatto di poter fare sogni in cui compaiono queste paure, è positivo. È un segnale che la nostra mente sta elaborando l’angoscia che proviamo durante il giorno, rispetto a un virus che non possiamo completamente controllare, che è nuovo, che è qualcosa di invisibile». Dare un nome, un volto o un'immagine alla paura che ci affligge è dunque lo strumento con cui la nostra mente cerca di affrontarla. Un mostro o un vampiro, ad esempio, per quanto spaventosi possano essere, sono comunque più affrontabili nella nostra immaginazione di un virus che ci terrorizza, ma che colpisce silenziosamente e subdolamente.

Insonnia e Coronavirus

Un altro spettro che si è affacciato nella vita di molti è quello dell'insonnia, collegata indiscutibilmente allo stile di vita che si sta conducendo. «Il non muoversi, il non poter fare sport o stare all’aria aperta, il non poter svolgere la vita di sempre è un elemento angosciante e faticoso. L’insonnia è collegata a un aumento dei pensieri che ci portiamo tutto il giorno e poi in quel momento particolare che è l'addormentamento, in cui bisogna allontanarsi dalla realtà, lasciandosi andare». Guardare continuamente i telegiornali e leggere notizie prima di andare a dormire non agevola decisamente un sonno tranquillo. «Un consiglio pratico potrebbe essere quello di non guardare contenuti molti intensi, che siano anche film o video, e che possano preoccupare o creare angoscia prima di addormentarsi». Se in tempi normali si consiglia di stare all'aria aperta e fare attività fisica prima di cena, adesso con il lockdown e i vari decreti, è ovviamente impossibile da attuarsi. «C’è un sovraccarico intenso e non stupisce che si possa far fatica ad addormentarsi. Si perde anche un po’ il ritmo sonno-veglia che in parte è molto legato alla luce solare. Non tutti hanno la possibilità di avere un balcone, di uscire sul terrazzo». Ogni soluzione andrebbe valutata singolarmente, ma alcuni consigli abituali possono essere seguiti anche restando in casa, come andare a dormire alla stessa ora, meditare e fare yoga.

I sogni ricorrenti

C'è chi poi ricorda i sogni che ha fatto e cerca di attribuire loro un significato, consultando ad esempio la smorfia o le credenze popolari. Ma cosa c'è di scientifico in tutto ciò? «Dipende da cosa voglia dire scientifico, se significa "misurabile", è difficile. Ma adesso anche tanti studi della psicanalisi sui sogni sono comunque entrati in relazione con quelli delle neuroscienze. Rispetto ai sogni ricorrenti, però, è importante comunque il significato che ognuno di noi dà ad essi, che possono essere visti anche come un tentativo di elaborare un episodio o una tematica, come il superare un ostalo, una inferiorità percepita, la paura di non farcela. Rappresentano un modo di venire a patti, trovare una nuova strada rispetto a un problema». I sogni possono essere comuni, dunque, ma poi il significato è del singolo, anche in un momento difficile come questo che accomuna tutti. «In caso poi lo racconti allo psicologo nella seduta, magari poi quel sogno va ad avere un significato per la persona, per i suoi contenuti interni ma può anche essere legato alla storia della coppia terapeuta-paziente che sono lì a lavorare. Il modo di guardare e affrontare i sogni in certi ambiti della terapia è diverso da quello magari che si può avere nella smorfia o nelle credenze popolari, per cui ad esempio perdere i denti ha lo stesso significato per tutti».

I sogni dei bambini

Sebbene il meccanismo dei sogni non sia così diretto, nel senso che qualsiasi paura venga poi traslata, gli elementi simbolici possono esistere. E lo stesso procedimento mentale degli adulti lo troviamo anche nei bambini. Permettere loro, ad esempio, di trasformare in disegni le paure che hanno, può essere un modo per riuscire a interpretare cosa più li angoscia in questo delicato momento. Del resto non bisogna dimenticare che se per noi la quarantena è difficile, per i bambini può esserlo ancora di più, privati della loro quotidianità, come le uscite al parco, i pranzi con i nonni, le lezioni a scuola. «Poter dare un nome e disegnare questo Coronavirus consente anche ai più piccoli di appropriarsene. Lo si rende più comprensibile per avere meno paura».

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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