In Italia 5 mesi, in Russia più di 40 mesi: quanto dura il congedo di maternità nel mondo
La gravidanza è un periodo speciale e magico per ogni donna ma è necessario assumersi una serie di responsabilità, consapevoli del fatto che la propria vita cambierà da quel momento in poi. A quelle che lavorano spetta un periodo di congedo di maternità, durante il quale ci si può dedicare alla cura del piccolo, imparando a gestire le sue diverse esigenze senza avere alcun impegno professionale, ma in pochi sanno che la sua durata varia a seconda del paese in cui ci si trova. In Italia dura 5 mesi, in Russi 166 settimane, in Tunisia solo un mese: ecco per quanto tempo le neomamme possono assentarsi dal lavoro nelle diverse parti del mondo.
1. Italia – 5 mesi
In Italia le donne che diventano mamme hanno 20 settimane di congedo di maternità. Possono dunque stare per 5 mesi lontane dal lavoro, 2 prima della data del presunto parto, 3 dopo la nascita del piccolo, percependo un'indennità economica pari all'80% del normale stipendio giornaliero. Sono possibili però delle variazioni in caso di situazioni particolari come una gravidanza a rischio o l’incompatibilità del lavoro con la dolce attesa, come ad esempio nei casi in cui bisogna stare a contatto con sostanze che danneggiano il feto o quando si dovrebbero svolgere mansioni stancanti.
2. Russia – 41 mesi e mezzo
La Russia è uno dei paesi che concede alle neomamme un periodo di congedo davvero lunghissimo pari a 41 mesi e mezzo, ovvero 166 settimane. Lo stipendio non subisce variazioni fino alla 20esima settimana, poi si passa al 40% della retribuzione normale. Se però la mamma non torna a lavoro dopo che il figlio ha compiuto un anno e mezzo, non riceverà nulla.
3. Estonia – 41 mesi e mezzo
Anche in Estonia il congedo per maternità dura 166 settimane. Per le prime 20 settimane lo stipendio rimane invariato, mentre dalla 21esima settimana in poi si passa al 45% della retribuzione normale.
4. Uzbekistan – 41 mesi e mezzo
Come in Estonia e in Russia, anche alle mamme dell’Uzbekistan spettano 41 mesi e mezzo di congedo di maternità ma qui vengono retribuite solo le prime 18 settimane. Successivamente lo stipendio viene ridotto al 20% e, una volta superata la 104esima settimana, la donna non percepisce alcuna retribuzione.
5. Repubblica Ceca – 27 mesi e mezzo
Alle neomamme della Repubblica Ceca spettano 110 settimane di congedo, anche se le regole in fatto di pagamenti sono particolare. Per le prime 28 settimane si percepisce il 70% dello stipendio, in seguito solo il 45%.
6. Norvegia – 15 o 22 mesi
In Norvegia le mamme che stanno per avere un figlio possono scegliere la durata del loro congedo, che può essere lungo 15 o 22 mesi. Nelle prime 61 settimane lo stipendio non subisce variazioni, se invece si decide di assentarsi per 91 settimane, si ha una retribuzione più bassa del 20%.
7. Germania – 14 mesi
In Germania il congedo di maternità dura 58 settimane e nelle prime 14 settimane si riceve il 100% dello stipendio. A partire dalla 15esima settimana, la retribuzione viene ridotta al 65%.
8. Stati Uniti – 3 mesi
Negli Stati Uniti le regole in fatto di congedo di maternità sono molto rigide. Una neomamma può assentarsi per un massimo di tre mesi ma la cosa assurda è che non riceve alcuna retribuzione in quelle 12 settimane: le spese legate alla nascita del figlio spettano solo ed esclusivamente a lei.
9. Tunisia – 1 mese
Ancora più "border-line" è il caso della Tunisia, dove le donne che diventano mamme possono chiedere un congedo di maternità di sole 4 settimane. In quel mese in cui ci si assenta dal lavoro, viene pagato il 66,7 % dello stipendio normale.
10. Cina – 3 mesi e mezzo
Le mamme cinesi hanno un congedo di maternità pari a 14 settimane, cioè 3 mesi e mezzo. La cosa insolita è che ricevono il 100% dello stipendio per tutto il tempo che si assentano dal lavoro.
11. Canada – 13 mesi
Le mamme canadesi hanno a disposizione 52 settimane di congedo di maternità, durante le quali devono ricevere il 50% dello stipendio normale. In realtà, però, la retribuzione cambia in base al reddito familiare, arrivando all'80% nelle famiglie che non guadagnano molto. In questo modo, lo stato riesce ad aiutare quelli con particolari difficoltà economiche.