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I papà di oggi che aiutano l’emancipazione femminile e la parità di genere

Il ruolo dei padri è profondamente cambiato, merito anche di una società che sta percorrendo sempre di più la strada verso la parità di genere. In occasione delle Festa del papà ripercorriamo alcuni piccoli traguardi raggiunti, come il congedo parentale, e alcuni meriti che bisogna riconoscere loro.
A cura di Beatrice Barbato
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Quante volte abbiamo sentito chiamare mammi alcuni padri solo perché teneri o premurosi? Come se soltanto una mamma potesse riservare al proprio figlio certe cure e attenzioni. Con l'evolversi della società, oggi, però, è profondamente mutato anche il ruolo paterno. L'emancipazione femminile da un lato e la parità di genere dall'altro hanno contribuito a eliminare quasi del tutto quella figura di padre-padrone che solo mezzo secolo fa si trovava nella maggior parte delle famiglie. Padri che imponevano regole e decisioni spesso con la violenza e che costruivano sul timore di se stessi il rapporto con i figli e con le mogli. Combatterli era impensabile, soprattutto perché era la società a dare loro il diritto di essere e di agire in un certo modo. I padri di oggi fortunatamente sono cambiati, abituati a vivere in una mondo che premia il dialogo e l'uguaglianza, piuttosto che i maltrattamenti e le imposizione. In occasione della Festa del papà, è proprio a loro, genitori e uomini di oggi, che bisogna riconoscere molti meriti.

Come la parità dei sessi ha trasformato il ruolo dei padri

Oggi pensare che il compito di un padre sia solo quello di lavorare e quello di una madre solo di crescere i propri figli appare quasi surreale. È un gioco di squadra che funziona solo se entrambi i giocatori lavorano ad armi pari. Un tempo, forse, poteva essere la normalità avere un padre che tornava a casa solo per mangiare, che non andava disturbato perché stanco o che andava interpellato sono per punizioni e rimproveri. Oggi i padri sono presenti in casa e nell'educazione dei propri figli. Non esistono più faccende da donne, ma si lavora in simbiosi per riuscire a far quadrare famiglie numerose e impegni lavorativi. Almeno così dovrebbe essere, dato che la distinzione tra padre che lavora e madre che bada alla casa a cresce i figli appare (per fortuna) del tutto obsoleta.

Il congedo parentale per i padri

Se un tempo restare a casa era una prerogativa delle sole donne, nella nostra società fortunatamente non è più così. Anche i papà scelgono di farlo e ne rivendicano il loro diritto. Un esempio è il congedo parentale, un'agevolazione di cui possono usufruire tutti i genitori, anche adottivi o affidatari. Per entrambi è possibile godere fino a 10 mesi di congedo, che diventano 11 se il padre trascorre tre mesi consecutivi a casa accanto al figlio. In questo modo lo Stato incentiva i padri a partecipare in maniera attiva ai primi mesi di vita del proprio bambino e non lasciare che sia solo la mamma a occuparsene. Questo congedo di paternità può essere anche frazionato sulle ore lavorative, così da consentire, ad esempio, al genitore che lo voglia, di fare ritorno a casa prima dall'ufficio. Differente è il congedo papà che, invece, è un bonus che spetta ai neo genitori, fruibile entro il quinto mese di vita del bambino (o entro l'ingresso in famiglia in caso di adozione) e che ha una durata di sette giorni.

Chi sono gli stay at home dad

Come accade ogni volta, all'evoluzione dei ruoli si accompagna anche un'evoluzione linguistica. Per riflettere questa nuova figura dei papà, sempre più presenti in casa e nella vita dei propri figli, è stata coniato anche l'appellativo di Sahd, acronimo per Stay at home Dad, ovvero il papà che resta a casa. Un ruolo questo che si sta diffondendo soprattutto all'estero dove molti padri, che possono lavorare ad esempio in smart working, scelgono di crescere i propri figli, consentendo in questo modo alle mogli di tornare al proprio lavoro dopo il congedo di maternità. Ma c'è anche chi sceglie di dedicarsi esclusivamente alla cura della famiglia e della casa. Un dato significativo è, ad esempio, quello del Canada: se nel 1976 i Sahd erano uno ogni 70 famiglie, dal 2015 sono uno ogni 10.

Grazie ai papà, molte donne non rinunciano alla loro carriera

Questi papà di oggi che trascorrono più tempo in famiglia contribuiscono a imboccare sempre di più la strada verso la parità di genere. Nonostante, infatti, ancora oggi per molte donne sia faticoso riuscire a conciliare impegni lavorativi da un lato e il ruolo di madre dall'altro, è anche vero che sono molti i padri che scelgono di dare attivamente il loro contributo affinché tutto questo si semplifichi. In questo modo molte donne riescono a essere genitori senza per questo dover rinunciare alla carriera o alle passioni. Smettiamola, dunque, di etichettarli come mammi: papà è un bellissimo nome con cui chiamare non solo chi ha messo al mondo i propri figli ma anche chi ha deciso di essere un buon genitore, indipendentemente dal DNA. Non basterebbero 356 giorni per celebrare chi ha scelto questo lavoro senza orari né giorni liberi, figuriamoci solo il 19 marzo.

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