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“Ho usato il corpo senza essere amata”: la cubista che è diventata una suora

In occasione della festa giovanile della diocesi, svoltasi al Pala Arrex di Jesolo, suor Anna Nobili ha voluto raccontare la sua testimonianza. In passato era ballerina e cubista, ma poi ha deciso di abbracciare la fede. Grazie a Gesù è stata capace di capire di nuovo il significato dell’amore.
A cura di Valeria Paglionico
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Lo scorso 10 maggio si è svolta al Pala Arrex di Jesolo la consueta festa giovanile della diocesi chiamata “Cuori scatenati”. Nella città sono arrivati 1500 ragazzi che, sul tema "Scatena il cuore", hanno voluto partecipare ad una giornata di animazione e riflessione. Il patriarca di Venezia Francesco Moraglia ha presieduto la messa ed ha parlato direttamente ai ragazzi per analizzare tutte le problematiche giovanili legate al loro rapporto con la fede.

Balli, canti e spettacoli vari hanno poi scandito il resto della giornata, ma a sconvolgere tutto il pubblico presente è stata suor Anna Nobili. Prima di diventare una serva del Signore la donna era ballerina e cubista ed ha raccontato la sua storia ai presenti. La donna ha dichiarato:

Ho lasciato la danza per seguire Gesù dopo aver trascorso anni in cui ho usato il mio corpo senza essere amata. Dio è amore, una parola stropicciata e spesso rovinata. Ogni giorno ci sono tante sirene che rischiano di fare confusione: l'amore non coincide con i ricatti, la possessività o con il capriccio di un momento.

A spingerla a fare questa scelta drastica sono state dunque le numerose delusioni sia professionali che amorose e la paura di rimanere sola. Grazie a Gesù è riuscita a superare tutti i suoi timori e a credere nuovamente nell'amore. Questa testimonianza ha fatto sì che si riflettesse anche su temi particolarmente vicini al pubblico giovanile come l’aborto e la sessualità. Lo stesso patriarca ha invitato i presenti a riflettere sulle proprie scelte e soprattutto sul reale significato della parola amore. Ha infatti dichiarato: “Fate attenzione ai sogni, possono trasformarsi in incubi”.

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