“Febbre all’alba”: le lettere d’amore scambiate tra i sopravvissuti ai lager tedeschi
Péter Gárdos è uno scrittore e un regista ungherese di 67 anni ed è sempre rimasto affascinato dalla storia d’amore dei suoi genitori. Suo padre era prigioniero del campo profughi di Bergen-Belsen quando ha deciso di compilare una lista di 117 giovani donne ungheresi sopravvissute alla Shoah, che si trovavano nelle sue stesse condizioni.
A ciascuna di loro ha inviato una lettera scritta a mano e il suo obiettivo era ben preciso: trovare l’amore della sua vita e sposarsi. Solo una ventina di quelle ragazze rispondono e tra loro c’era Agnes, che si è salvata quasi per caso dal mucchio di cadaveri in cui era stata gettata al momento della liberazione. Dopo pochi anni, i due, superstiti della stessa drammatica esperienza e desiderosi di vivere ed amare, sono diventati marito e moglie. Péter, il loro figlio, solo di recente ha letto le 100 lettere che i due si erano scambiati mentre si trovavano a chilometri di distanza. La mamma le aveva conservate con grande cura, legate con un nastro azzurro e uno scarlatto
Quelle parole d’amore sono state capaci di ispirare il suo romanzo “Febbre all’alba”, pubblicato da Bompiani, una storia romantica piena di speranza che ricostruisce l’innamoramento dei suoi genitori, sopravvissuti ai campi di concentramento e portati in Svezia per curarsi. Il loro amore è stato capace di sconfiggere tutto, dalla condanna a morte di una malattia, agli orrori indicibili dei campi di sterminio, ed ha dimostrato che ogni uomo è capace di trovare un’incredibile forza dentro di sé anche nei momenti più bui, l’importante è non perdere mai la speranza che tutto si risolverà per il meglio.