Essere mamme lavoratrici è possibile ma favorirebbe la comparsa di stress cronico
La nascita di un figlio cambia la vita in modo irreversibile, da quel momento in poi il piccolo diventa la propria unica priorità e, soprattutto nei suoi primi anni di vita, si è costretti a fare qualche sacrificio come ad esempio dire addio al proprio tempo libero. Convenzionalmente sono soprattutto le donne a occuparsi dei figli fin dalla nascita, cosa che le costringe spesso a rinunciare al lavoro perché non riescono a trovare un equilibrio tra impegni familiari e professionali. Negli ultimi anni, però, si sta avendo un'inversione di tendenza e sono sempre di più le mamme lavoratrici che non hanno alcuna intenzione di dire alla propria indipendenza dopo la nascita del bebè, facendo di tutto pur di ricominciare a lavorare a pochi mesi dal parto. Certo, il più delle volte chiedono aiuto a nonni e babysitter, ma è chiaro che questa scelta comporta non pochi sacrifici, soprattutto in termini di stress.
A dimostrarlo è stato il sondaggio Household Longitudinal, secondo il quale le donne lavoratrici registrano livelli di stress più elevati del 18% rispetto alle donne che non hanno figli e nel 40% dei casi questo stress diventa cronico. I dati scendono quando si hanno aiuti esterni, il supporto del partner e un unico figlio da accudire tra le mura di casa. La soluzione proposta dalle mamme lavoratrici intervistate per poter cominciare a vivere la maternità in modo più sereno? Lo smart working: lavorare da casa sarebbe la scelta ideale per le neo-mamme sia perché gli permette di rimanere vicine al bambino sia perché, riducendo i livelli di stress, migliora la produttività professionale.