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Endometriosi e gravidanza: avere un figlio nonostante la malattia è possibile

In occasione del mese dedicato all’endometriosi abbiamo chiesto alla ginecologa Manuela Farris se questa patologia può avere delle ripercussioni sulla possibilità di avere una gravidanza. “L’endometriosi non è una sentenza definitiva, restare incinta è possibile anche per chi soffre di questa malattia”.
Intervista a Dott.ssa Manuela Farris
Ginecologa e consigliera della SIC (Società Italiana di Contraccezione)
A cura di Francesca Parlato
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In Italia tre milioni di donne soffrono di endometriosi. Il principale sintomo è il dolore durante le mestruazioni e per questo motivo spesso la diagnosi è lunga e travagliata. Il dolore viene spesso ritenuto dai medici normale, anche quando le pazienti lamentano degli spasmi invalidanti, e per questo in media passano 7 anni prima che venga accertata. "Questa malattia è causata dalla presenza della mucosa che riveste l'utero al di fuori della sua sede naturale – ha spiegato a Fanpage.it la ginecologa Manuela Farris – La mucosa, che si chiama appunto endometrio, si colloca a livello delle ovaie oppure delle tube o in altri organi della cavità addominale come l'intestino".  Tra le conseguenze dell'endometriosi nel 30-40% dei casi, come riporta il sito del Ministero della Salute, ci può essere anche la sub-fertilità o l'infertilità. "Questo però non vuol dire che le donne che soffrono di endometriosi non abbiano alcuna possibilità di avere figli. L'endometriosi non è una sentenza. Bisogna fare un'attenta valutazione caso per caso per stabilire se la terapia farmacologica è sufficiente o se serve ricorrere alla chirurgia".

Gravidanza e endometriosi

Anche se l'endometriosi può influire sulla fertilità, restare incinta in maniera naturale è possibile. "Sappiamo che la maggior parte delle donne che si rivolgono a centri per la procreazione medicalmente assistita soffrono di endometriosi. Ma non è detto che sia necessario per tutte". Ciò che conta una volta che si è avuta la diagnosi di questa malattia è la tempestività. "Se solitamente per una donna sana dopo un anno di tentativi e di rapporti mirati si iniziano a fare dei controlli, in una donna con endometriosi questo periodo si riduce a sei mesi". Se la paziente non riesce ad avere figli si potrà eventualmente valutare il ricorso alla chirurgia. "Qualora fossimo in presenza di una cisti endometriosica all'interno dell'ovaio si potrà scegliere di rimuoverla chirurgicamente con la laparoscopia". In casi come questi però è bene ricordare che non esiste un protocollo universale. "La valutazione va fatta con il proprio medico, bisogna studiare attentamente la storia clinica della paziente. L'importante è che per l'intervento ci si rivolga sempre a centri specializzati di terzo livello". La raccomandazione, dopo l'intervento, è quella di non aspettare troppo tempo. "Non possiamo sapere se l'operazione ha avuto conseguenze sul funzionamento delle ovaie. Per questo è bene iniziare a provarci sin da subito".

L'endometriosi e la chirurgia

Secondo le linee guida l'intervento chirurgico è indicato soltanto qualora la fertilità sia una priorità. "Il trattamento principale per questa malattia è di tipo farmacologico, attraverso estroprogestinici (la pillola anticoncezionale) o progestinici specifici oppure sistemi intrauterini. L'endometriosi è una patologia cronica che può essere tenuta sotto controllo – tranquillizza la dottoressa Farris – Grazie ai farmaci è possibile garantire alle donne che ne soffrono un'ottima qualità della vita. L'importante è affrontarla".

Cosa fare in gravidanza

Durante la gravidanza chi soffre di endometriosi non avrà particolari accortezze da seguire. "Il tessuto endometriale nei nove mesi e durante l'allattamento non è stimolato, non cresce e quindi non procura alcun fastidio". Al termine di queste due fasi bisognerà però fare delle valutazioni. "Si dovrà decidere se procedere con una terapia che sia anche contraccettiva o con una cura mirata soltanto al contenimento del dolore. Anche in questo caso il ginecologo e la paziente potranno scegliere la terapia che più si adatta alle proprie esigenze". 

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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