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È morto Pierre Cardin, addio allo stilista italiano che ha rivoluzionato il mondo della moda

È morto Pierre Cardin, aveva 98 anni ed era ricoverato all’American Hospital di Neuilly, vicino a Parigi. Stilista italiano naturalizzato francese rivoluzionò il mondo della moda grazie al suo stile d’avanguardia fatto di motivi geometriche e silhouette unisex. Oggi il fashion system non può fare a meno di piangere uno dei suoi esponenti più visionari e innovativi.
A cura di Valeria Paglionico
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È morto Pierre Cardin, a dare il triste annuncio è stata la famiglia attraverso una nota rilasciata all'agenzia Afp. Aveva 98 anni ed era ricoverato all'American Hospital di Neuilly, vicino a Parigi. Lo stilista italiano naturalizzato francese aveva festeggiato i 70 anni di carriera durante la Paris Fashion Week dello scorso settembre e, nonostante l'avanzare dell'età, continuava a essere il simbolo di una moda rivoluzionaria e d'avanguardia. Si ispirava alle imprese dell'uomo nello spazio e, tra silhouette unisex e motivi geometrici, si distinse per il suo incredibile animo visionario. Vestì i Beatles, disegnando il loro iconico abito nero con il collo alla coreana, anticipò la moda no-gender, sfilò sulla Muraglia Cinese e nella piazza Rossa a Mosca. Oggi il fashion system non può fare a meno di piangere la sua scomparsa: ha perso uno dei primi designer che hanno detto addio agli stereotipi, cambiando per sempre il modo di vestire contemporaneo.

Gli esordi con Christian Dior

Pierre Cardin nacque a Sant'Andrea di Barbarana, in provincia di Treviso, il 2 luglio 1922. Aveva 8 fratelli e la sua famiglia era di facoltosi proprietari terrieri finiti in miseria dopo la Prima Guerra Mondiale. È proprio per sfuggire alla povertà che nel 1924 si trasferirono tutti in Francia, terra che divenne presto la vera patria dello stilista. Fin dall'adolescenza inseguì la sua passione per la moda e, complice il desiderio di voler riscattare la famiglia, si lanciò nel mondo del lavoro a soli 14 anni, quando iniziò un apprendistato prima presso un sarto di Saint-Étienne, poi per Manby, sarto a Vichy. Nel 1945 traslocò a Parigi ed è qui che cominciò a lavorare da Jeanne Paquin, per poi passare a Elsa Schiaparelli qualche anno dopo. Dopo essere stato rifiutato da Cristobal Balenciaga, divenne il primo sarto di Christian Dior durante l'apertura del 1947, contribuendo al successo del maestro che da quel momento in poi divenne l'artefice del cosiddetto New Look.

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La creazione della sua casa di moda

Fu solo nel 1950 che fondò la sua casa di moda omonima, inizialmente nell'atelier in Rue Richepanse creava soprattutto costumi e maschere per il teatro, non a caso collaborò spesso con Jean Cocteau. Nel 1953, però, decise di debuttare nell'Alta Moda e fin dal primo momento ebbe un incredibile successo. A renderlo noto e richiesto fu lo stile d'avanguardia, futuristico, ispirato all'era spaziale che contraddistinse le sue creazioni fin dagli esordi. Considerava gli abiti vere e proprie opere d'arte, definiva il corpo che lo indossava un "liquido che prende la forma del vaso". Diede spazio motivi geometrici e silhouette unisex, spesso ignorò le forme femminili e in molti casi realizzò capi più sperimentali che pratici. Un esempio? L'iconico "Bubble Dress", ovvero il vestito a bolle lanciato nel 1954.

Il successo dell'espace Cardin a Parigi

Qualche anno dopo divenne il primo stilista ad aprire una boutique in Giappone ma nello stesso periodo venne espulso dalla Chambre Syndicale, la Camera Sindacale, per aver lanciato per primo una collezione realizzata per i grandi magazzini Printemps. Nonostante fu reintegrato di lì a poco, decise di fare qualcosa di drastico: dimettersi dalla Chambre Sindacale e presentare gli abiti solo a un gruppo ristretto di clienti selezionati e giornalisti. Il tutto avveniva nella sua sede l'espace Cardin a Parigi, dove promosse anche nuovi talenti artistici come attori, teatranti e musicisti. Fu inoltre membro della Chambre Syndicale de la Haute Couture et du Prêt-à-Porter e della Maison du Haute Couture dal 1953 al 1993.

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La passione per la cultura

Pierre Cardin fu un grande appassionato di cultura, basti pensare al fatto che organizzò regolarmente festival teatrali nelle rovine del suo castello a Lacoste. Negli anni '80 acquistò anche l'originale Palais Bulles progettato dall'architetto Lovag Antti, dove tutto, dal pavimento al soffitto, fino ad arrivare agli ambienti esterni, era riempito e disegnato da forme sferiche. Si occupò personalmente dell'arredamento, dando spazio a pezzi dall'incredibile valore artistico come le sue Scultupres utilitaires e le sue collezioni di mobili. Lo stilista non dedicò la sua vita solo alla moda, fu anche imprenditore: investì sui ristoranti Maxim's, espandendo la sua attività a New York, Londra e Pechino, addirittura brevettò una vasta gamma di prodotti alimentari sotto quel nome, primo tra tutti l'acqua minerale prelevata e imbottigliata a Graviserri, in provincia di Arezzo.

Pierre Cardin, il pionire della moda futuristica e no-gender

Genio sperimentale, stilista rivoluzionario, pioniere del prêt-à-porter: Pierre Cardin fu tra i primi designer a stravolgere gli stereotipi e i canoni estetici comunemente accettati, dando prova di estrema modernità in un'epoca in cui dominava il rigore e il bon-ton. Non fece mai distinzioni tra stile femminile e maschile, anzi sdoganò l'unisex con estro, fantasia e creatività, anticipando di decenni il successo della moda no-gender. Insieme a Paco Rabanne e André Courrèges venne inserito tra i creatori della moda futurista. “È un pericolo per la moda continuare a produrre: io, ho uno stile riconoscibile che è la mia firma, lo stesso non si può dire degli altri”, diceva lo stilista. La sua moda è stata democratica e alla portata di tutti ma allo stesso tempo elegante, d'avanguardia, sopra le righe. Forme aerodinamiche, colori sgargianti, tagli arditi: Pierre Cardin ha trasformato i suoi abiti in vere e proprie opere d'arte ed è per questo che il fashion system difficilmente dimenticherà il suo travolgente genio creativo.

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