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Cynthia Nixon e il manifesto antistereotipi che tutti dovrebbero guardare: «Sii una signora, dicono»

Un lungo elenco di stereotipi con cui tutte le donne, almeno una volta nella vita, hanno dovuto fare i conti, è il manifesto a cui ha dato voce l’attrice e attivista Cynthia Nixon e che nel giro di poche ora ha fatto impazzire il web. Fingiamo di vivere in un mondo in cui esiste davvero la parità di genere, ma la politica racconta un’altra storia.
A cura di Beatrice Barbato
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Il potere delle parole può arrivare molto lontano, sicuramente lo hanno fatto quelle del video manifesto di Cynthia NixonBe a lady, They said”, Sii una signora, dicono. Diretto da Paul McLean per il magazine Girls. Girls Girls., il monologo è tratto dal componimento della poetessa Camille Rainville, reso ancora più potente dall’interpretazione dell’attrice, regista, attivista e politica nota a tutti per aver interpretato Miranda nelle serie cult Sex & the City. Il video è stato pubblicato sui profili Instagram di Cynthia e del giornale, una protesta femminista a suon di musica e di poesia, «lasciato qui in rete per vedere cosa succede», come scrive la redazione nella didascalia del post. Un elenco di contraddizioni, lungo 171 secondi, con cui ogni donna almeno una volta nella vita ha dovuto fare i conti.

Sii una signora, dicono. Non essere troppo grassa. Non essere troppo magra. Mangia. Dimagrisci. Smetti di mangiare così tanto. Non mangiare troppo in fretta. Ordina un’insalata. Non mangiare carboidrati. Devi perdere peso. Fai una dieta. Dio, sembri uno scheletro. Perché non mangi? Sembri provata, sembri malata». E poi ancora:«Sii una signora, hanno detto. Depilati. Sbianca questo. Sbianca quello. Elimina le tue cicatrici. Copri le smagliature. Gonfia le tue labbra. Fai il botox contro le tue rughe. Riduci la tua pancia. Ravviva le tue tette. Sii naturale. Ci stai provando troppo. Sembri esagerata. Agli uomini non piacciono le ragazze che si sforzano troppo», riecheggiano ancora più forti le parole pronunciate dalla Nixon.

L'attrice continua a passare in rassegna le mille contraddizioni che la nostra società, ancora fortemente maschilista, cerca di imporre: dalla sfera sessuale al modo di approcciarsi agli altri, dalla lunghezza della gonna che si indossa alla camicia troppo abbottonata. Perché bisogna sempre pensare all'uomo e a ciò che è meglio per lui. O almeno è questo ciò che ci vogliono far credere.

Sii una signora, dicono. Non parlare troppo forte. Non parlare troppo. Non essere intimidatoria. Perché sei così infelice? Non essere una stronza. Non essere così prepotente. Non essere così emotiva, non piangere, non urlare, non imprecare. Sopporta il dolore, non lamentarti. Piega i suoi vestiti. Cucina la sua cena. Rendilo felice. Questo è un lavoro da donna. Un giorno diventerai una brava moglie. Prendi il suo cognome. Hai unito il tuo? Pazza femminista. Dagli dei figli. Non vuoi figli? Un giorno li farai. Cambierai idea.

Dal set alla vita, l'attivismo di Cynthia Nixon

Parole potenti, dicevamo, che solo a risentirle continuano a fare male, anche solo un po’, non importa quali siano le proprie origini, il colore della pelle o degli occhi, il peso o il bagaglio culturale con cui si viaggia. Lo sa bene Cynthia Nixon che sul set e nella vita ci ha dovuto fare i conti: per anni ha prestato voce e volto all’avvocato impegnato Miranda Hobbes, capello corto color fuoco, sorriso appena accennato, e quell’autorevolezza di donna in carriera che le ha creato non pochi problemi con gli uomini. Riposti nell’armadio i tacchi a punta e i cappotti firmati, Cynthia è diventata un’attivista per i diritti LGBT, dopo aver fatto coming out al fianco di Christine Marinoni, la prima donna che abbia mai amato e poi diventata sua moglie nel 2012. Sei anni dopo ha provato a fare davvero qualcosa, scendendo attivamente in campo e sfidando Andrew Cuomo nelle primarie democratiche per il ruolo di governatore dello stato di New York. Ma dallo scontro con il politico del partito democratico, al suo terzo mandato, la Nixon è uscita sconfitta. Al momento è impegnata al fianco di Bernie Sanders, per la corsa alle primarie democratiche USA 2020.

Donne e politica, la storia insegna

Che la politica non sia una casa accogliente per le donne è cosa ben nota, ed è così che funziona sin dall’antichità. «La parola spetterà agli uomini, a tutti e me soprattutto», così Telemaco zittiva la madre Penelope nell’Odissea. Non meraviglia, dunque, che di donne scese nell’agorà a parlare ce ne fossero ben poche. Tre per l’esattezza sono i nomi tramandati da Valerio Massimo: Mesia, Caia Afrania e Ortensia, che nel I secolo a.C. portarono avanti personalmente la loro difesa, non senza suscitare scalpore. In un viaggio temporale molto lungo, arriviamo a Margaret Thatcher, prima donna a ricoprire il ruolo di Primo Ministro del Regno Unito, che si è seduta su quella poltrona per 11 anni e ha dovuto fare i conti con non pochi problemi, dal declino economico alle minacce di terrorismo, lei, la Lady di ferro costretta a prendere lezioni di dizione per rendere più profonda quella voce da donna troppo acuta.

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Durante le elezioni americane del 2016 circolò l’immagine di Hillary Clinton decapitata come la Medusa di Cellini, la cui testa veniva fieramente brandita dal braccio vittorioso di Trump-Perseo. Qualche anno dopo fu caricato in rete un video che ritraeva una giovane Alexandria Ocasio-Cortez ai tempi dell’università intenta a ballare sui tetti della Boston University. Un tentativo, poi fallito, di denigrare la più giovane deputata mai eletta al Congresso Usa. Nel 2019 è stata applaudita da tutti l’elezione di Lori Lightfoot come sindaco di Chicago, prima donna afroamericana e omosessuale a ricoprire in America un ruolo così importante. Nessun titolo che la riguardava aveva a che fare con i suoi meriti e di certo, se al posto suo ci fosse stato un uomo, i giornali non avrebbero sprecato caratteri a specificare notizie non rilevanti.

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Come uscire dal silenzio

«Se la percezione è che le donne non appartengono a pieno diritto alle strutture del potere, non è forse il caso di ridefinire il potere, e non le donne?», scriveva Mary Beard in Donne e potere, una sorta di piccolo manuale per uscire dal silenzio. Tra gli ultimi appelli c’è stato quello di Michelle Williams che, premiata sul palco dei Golden Globe 2020 come miglior attrice per l'interpretazione di Gwen Verdon nella serie "Fosse/Verdon", ha invitato tutte le donne dai 18 ai 118 anni a esprimere il loro parere, andando al voto. «È quello che gli uomini fanno da anni, motivo per cui il mondo assomiglia molto a loro». Di strada da fare ce n’è ancora molta e forse non è un caso che il video messaggio postato da Cynthia sia arrivato a pochi giorni dalla sentenza che ha giudicato colpevole Harvey Weinstein di due capi di imputazione su cinque, atto sessuale criminale di primo grado e stupro di terzo grado. Dopo le immagini forti che scorrono una dietro l’altra per tutto il video, è proprio il volto dell’ex produttore – responsabile del più grande scandalo sessuale mai avvenuto a Hollywood – ad accompagnare le ultime parole di Cynthia. «Non fidarti di nessuno. Non dire di sì. Non dire di no. Solo "sii una signora”, hanno detto».

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