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Cristina Bugatty: “Droga e prostituzione: quanti cliché sulle persone trans”

L’attrice Cristina Bugatty racconta a Fanpage.it i pregiudizi che le persone trans devono subire ogni giorno, anche nel mondo dello spettacolo. Anche se le persone trans lavorano in banca, nei negozi e nelle scuole, troppo spesso si associa ancora l’essere trans alla prostituzione. Le cose però stanno lentamente cambiando, come racconta lei stessa.
A cura di Beatrice Manca
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Le persone trans storicamente sono state una "minoranza nella minoranza" e hanno dovuto subire discriminazioni per la loro identità di genere. Ma oggi le cose stanno cambiando: le persone trans si stanno ritagliando un ruolo sempre più importante nel mondo dello spettacolo, nell'editoria, nella moda e nelle istituzioni. Lo stigma sociale però è ancora forte perché la parola "trans" per molte persone fa rima con "prostituzione" e c'è ancora molta strada da fare per arrivare alla piena legittimazione e inclusione. Cristina Bugatty, attrice e personaggio televisivo, lo ha spiegato in un'intervista a Fanpage.it in occasione di giugno, il mese dedicato al Pride: "Non tutte le trans fanno le stesse cose, non tutte le trans hanno le stesse urgenze né la stessa estetica: eppure casualmente in tv si vede sempre un solo aspetto, quello più estremista".

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"L'attrice trans fatica di più perché non ha ruoli"

Cristina Bugatty è nata e cresciuta a Venezia: a Fanpage.it racconta di aver scoperto la sua identità a circa tre anni, ma di aver deciso di vivere pienamente la sua scelta solo a partire dai diciassette anni. I suoi genitori, che l'hanno sempre sostenuta, avevano paura della reazione della società. Lei ha sempre parlato apertamente del suo passato e della transizione, mostrando le sue foto da bambina e da adolescente. Come attrice, ha costruito una solida carriera da attrice tra teatro, cinema e televisione. Ha lavorato con Ferzan Özpetek nel film La Dea Fortuna e ha partecipato al reality Pechino Express. Il pubblico più giovane la conosce come una delle "ragazze di Porta Venezia" per la sua apparizione in un famoso videoclip di Myss Keta. Il suo percorso di attrice, racconta, non è stato privo di ostacoli: "Le attrici trans in teoria non possono interpretare donne biologiche – racconta – Abbiamo attori maschi che hanno interpretato trans, attrici donne che hanno interpretato uomini, ma la trans interpreta sempre solo se stessa". La difficoltà più grande, spiega, è che le parti offerte siano sempre le stesse, spesso legate al cliché della ‘donna di strada': "Io non posso scegliere di interpretare la prostituta in un film quando combatto affinché si capisca che non tutte le trans sono prostitute. Per questo ho scelto di fare lavori anche dilatati nel tempo, ma che mi rappresentino". Adesso ha in cantiere un nuovo film diretto da Eric Veneziano e distribuito da Netflix, una rivisitazione della fiaba di Peter Pan in cui Cristina Bugatty interpreta la mamma: "Un ruolo importante perché è la prima volta che un'attrice trans interpreta una donna biologica e madre di famiglia".

l'attrice veneziana Cristina Bugatty
l'attrice veneziana Cristina Bugatty

"In tv passa un'immagine stereotipata delle donne trans"

I mass media tendono a dare un'immagine stereotipata delle persone trans e a parlare di loro solo quando sono coinvolti in fatti di cronaca: "Si vuole relegare la figura della trans o drag queen soltanto a mero servizio che devi dare in televisione in due minuti. Non c'è un vero interesse a integrare e legittimare le persone trans: se ci fosse in televisione troveremmo figure di trans differenti, non sempre associate a storie di droga e ricatti". Cristina sottolinea che le persone trans lavorano in banca, negli ospedali, nei negozi, nelle scuole: eppure troppo spesso si associa ancora l'essere trans alla prostituzione. Uno stigma sociale duro a morire, anche se le cose stanno decisamente cambiando. Secondo Cristina Bugatty fare coming out oggi e intraprendere un percorso di transizione è apparentemente più semplice rispetto a vent'anni fa: "Se ne parla di più e anche le famiglie conoscono questa realtà, ma dal punto di visto pratico non è cambiato nulla: per esempio è difficile trovare lavoro. Siamo ancora all'inizio, ci vuole ancora tempo prima che diventi una cosa normale".

una foto dal profilo Instagram di Cristina Bugatty
una foto dal profilo Instagram di Cristina Bugatty

"In questo momento il ddl Zan è necessario"

Quest'anno il mese del Pride coincide con le fasi finali dell'iter di approvazione del ddl Zan, il disegno di legge contro l'omotransfobia che in questi giorni ha scatenato un caso diplomatico tra Vaticano e Stato italiano. Spesso, in questi mesi, si è sentito dire che dopo una pandemia che ha lasciato molti senza lavoro il ddl Zan non è una priorità della politica: "Non capisco perché in questo Paese una cosa escluda l'altra!", commenta l'attrice. "Il ddl Zan è stato impugnato come uno scudo contro l'utero in affitto, quando veramente non se ne parla mai nel testo di legge", aggiunge. Il disegno di legge è necessario, spiega Cristina Bugatty, per regolamentare certe espressioni d'odio e certi messaggi ambigui che possono colpire le persone più fragili. "Un bambino che sente un monologo in cui si chiamano gli omosessuali ‘ricchioni', il giorno dopo andrà a scuola e lo ripeterà. Non bisogna diventare moralisti e bisogna sempre contestualizzare, ma sicuramente certe parole andrebbero eliminate". Sicuramente il percorso di integrazione per le persone trans è ancora lungo, ma i primi segnali di cambiamento si vedono. La cultura pop e i mass media giocano un ruolo importante in questo processo perché contribuiscono a sfatare pregiudizi e stereotipi sulle persone trans. Donne e uomini con un passato diverso, ma con le stesse ambizioni e gli stessi diritti di chiunque altro.

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