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Covid 19

Chiara Maci: «Ci lamentiamo di non avere tempo. Ora lo abbiamo, diamolo ai nostri figli»

La cucina è l’angolo della casa che preferisce. Lì trascorre la maggior parte del tempo insieme alla sua Bianca e al piccolo Andrea. Chiara Maci, 36 anni, oltre 580mila follower su Instagram e tanti segreti dietro ai fornelli, racconta la sua quarantena insieme ai figli e al compagno, lo chef Filippo La Mantia, tra le paure da mamma e quella fantasia che salva sempre.
A cura di Beatrice Barbato
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Scoprire una nuova quotidianità e trovare il bello nelle piccole cose, è quello che stanno imparando a fare molti genitori che in queste settimane stanno portando sulle spalle le paure loro e quelle dei loro figli, a causa dell'emergenza da Coronavirus. Come spieghi a un bambino che non potrà uscire, giocare al parco con il cugino o con l'amico del cuore, che la scuola è chiusa e che non si può andare a trovare la nonna fino a data da destinarsi? È difficile e fa soffrire. Eppure ora più che mai i genitori di tutta Italia e forse del mondo si stanno riscoprendo creativi, artisti, disegnatori, cuochi, maghi e illusionisti. È quella creatività che nasce nei momenti più difficili e che aiuta in certi casi persino ad affrontarli. La fantasia è l'arma vincente che scelto di adottare anche Chiara Maci insieme al compagno, lo chef siciliano Filippo La Mantia. Food blogger, cuoca e conduttrice televisiva, nonché mamma di Bianca, 6 anni, e Andrea, 2 e mezzo, Chiara Maci racconta in un'intervista a Fanpage.it la sua quarantena da mamma in casa con la famiglia. «In questo momento è tutto molto complesso – dichiara a Fanpage.it Chiara Maci – Diciamo che con due bambini a casa si cerca di vedere il bello». 

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Tenere impegnati i bambini in quarantena: i consigli di Chiara Maci

Alle mamme che, come lei, hanno l'arduo compito di tenere impegnati i figli, senza far perdere loro la spensieratezza che meritano di vivere, Chiara Maci consiglia di coinvolgerli nella normale quotidianità, che sia cucinare insieme come fa lei con la piccola Bianca, disegnare o anche ritagliare e costruire.

Abbiamo dipinto un telo gigante con la scritta "andrà tutto bene" e lo abbia appeso fuori dalla finestra. Ci ha impiegato una giornata intera. Cerchiamo di cucinare, di fare le dirette, di far passare le giornate nel modo più tranquillo possibile. Bianca ha fatto la sabbia cinetica, la pasta di sale e poi il didò. Magari mentre Filippo suona, noi ci dedichiamo a varie attività. Facciamo tanti compiti come i dettati. Bianca è in prima elementare, in quell'età in cui se le maestre non le possono insegnare delle cose, ci dobbiamo pensare noi. La sera leggiamo e poi guardiamo tanti film insieme. Noi genitori ci siamo sempre lamentati di avere poco tempo, ma adesso lo abbiamo ed è la cosa più bella che possiamo regalare ai nostri figli.

Come spiegare ai propri figli il Coronavirus

Ai genitori spetta anche l'arduo compito di spiegare ai bambini cosa sta succedendo fuori di casa, anche se sembra difficile e le parole pesano come fardelli. Nessuno vorrebbe mai dire al proprio figlio che una pandemia sta sconvolgendo il mondo intero.

Bianca è ben consapevole di cosa sia il Coronavirus, le ho fatto vedere un sacco di video che lo spiegano ai bambini. Due volte a settimana segue le lezioni con la scuola. Le maestre spiegano, raccontano, fanno sentire i bambini meno soli. A lei allevia molto il fatto che siamo tutti nella stessa situazione. Soffrirebbe molto di più a sapere che gli altri bimbi sono fuori e lei no. Adesso sa che tutti i piccoli sono chiamati a fare questa cosa, esattamente come tutti i genitori. Per una questione di rispetto, per una questione di educazione civica e perché bisogna tutelare gli altri e se stessi e quindi bisogna stare a casa.

«Quando mi sono resa conto della gravità ho avuto un momento di down»

Non è sempre facile, però, riuscire a sorridere e apparire spensierati. A Fanpage.it la Maci racconta i primi momenti di paura e come ha affrontato le notizie più dure nei primi giorni dell'emergenza Coronavirus, rivelando poi di essersi ripresa dal momento buio anche grazie al compagno.

Io ho avuto un momento di down, sono una persona molto positiva, sempre allegra, solare. Quando, però, mi sono resa conto i primi giorni della gravità della cosa, quando tanti banalizzavano e anche io per prima l'ho fatto, ho avuto un momento di crisi. Filippo mi è stato vicino quel giorno, nel quale era come se vedessi tutto nero. Ho pensato a tutto, alla salute, all’economia, al Paese, al mio lavoro, al fatto che ho investito tutto quello che avevo in una casa dove ci saremmo dovuti trasferire la prossima settimana e non sarà così. Poi mi sono fermata, mi ha fatto ragionare anche Filippo. Abbiamo la salute, i figli con noi. Con i miei genitori ci videochiamiamo tre volte al giorno, sono a Bologna e stanno benissimo. I miei fratelli sono in altre città e stanno bene anche loro.

Resta la preoccupazione per tutto il resto dell'Italia, per chi combatte ogni giorno in prima linea, per chi si aggrappa alla vita con tutta la forza che ha, per quanti non possono salutare per l'ultima volta i loro cari.

Le immagini dei carri di Bergamo sono così forti, credo che un domani i nostri figli le studieranno sui libri di storia e noi non ce le toglieremo mai dalla testa. Non eravamo e non siamo abituati a queste cose.

«Ti rendi conto dell'importanza di non essere solo»

Questo periodo di quarantena ci sta insegnando anche a riscoprire tanti piccoli privilegi che abbiamo sempre dato per scontato.

Una cosa bellissima venuta fuori in questo periodo è che Bianca mi dice spesso quanto sia bello avere un fratello. Secondo me te ne accorgi quando ti manca tutto il resto, ti rendi conto dell’importanza di non essere solo. Penso alla fortuna di noi che abbiamo una famiglia. Penso spesso a quelle persone che sono a casa da sole, con gli affetti lontani. Per quanto uno si possa impegnare, avere qualcuno con cui condividere il tempo è una grande ricchezza e in tanti se ne stanno accorgendo in questo periodo.

Un'altra virtù che si sta imparando a coltivare è la pazienza. Bisogna riuscire a non discutere e saper andare d’accordo con il proprio partner, disinnescandosi a vicenda quando serve, soprattutto per chi è abituato a stare via tutto il giorno per lavoro.

Per noi è una prova durissima, le coppie normali sono abituate a stare insieme, almeno nel weekend. Noi no, perché Filippo è sempre al ristorante e io sempre in viaggio. Tolti i primi due giorni in cui veramente ci siamo conosciuti ho scoperto che possiamo andare d'accordo, adesso posso dire che c’è molta collaborazione, che è la parola chiave di questo momento.

«Prima di tutto questo ci rendevamo conto di essere fortunati?»

L'intervista sta per finire e Bianca raggiunge la mamma per chiederle se oggi i compiti possono bastare. È questa la bellezza dei bambini: rendono tutto così straordinariamente normale, anche quando è la vita di sempre che non ci appare più così.

Tutte le sere alle otto guardiamo il telegiornale e vediamo cosa succede. Ogni volta ci guadiamo e ci diciamo quanto siamo fortunati, anche per il solo fatto di stare bene. Prima di tutto questo, non so nella quotidianità quante volte ne siamo stati consapevoli. Credo che ne usciremo tanto cambiati tutti, io mi sento già cambiata. Non è stare a casa per scelta. È un qualcosa più grande di noi, che nessuno si sarebbe mai aspettato.

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