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Beve birra in gravidanza, suo figlio nasce con la sindrome alcolico fetale

Sam è mamma di un bambino di 11 anni, Stanley, affetto dalla sindrome alcolico fetale. A provocargli un problema simile è stata la dipendenza di sua madre dall’alcool. Ha bevuto birra durante la gravidanza, ma all’epoca nessuno l’aveva informata sui rischi che correva il suo bambino.
A cura di Valeria Paglionico
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Non è un caso se i medici consigliano alle donne di non bere durante la gestazione. In Gran Bretagna, un bambino su 100 nasce con dei disordini alcolico fetali, cioè con delle gravi patologie che provocano danni cerebrali e problemi di sviluppo fisico e mentale. Tutto ciò avviene quando una mamma abusa di alcolici mentre si trova in dolce attesa. Si dovrebbero bere al massimo due bicchieri alla settimana, anche se non si è mai troppo prudenti quando si parla di gravidanza. Ad esempio, in paesi come Stati Uniti, Canada, Francia e Sud Africa, alle donne incinte si consiglia di evitare completamente l'alcool per tutta la gestazione.

Sam, ad esempio, ha sempre creduto che la birra non avrebbe fatto male al suo bambino. Oggi, la donna è mamma di Stanley, un ragazzino di ormai 11 anni, il quale però è affetto dalla sindrome alcolico fetale. La donna ha ammesso che era dipendente dall’alcool ed  è per questo che non è riuscita a rinunciarvi quando era incinta. Inoltre, ha sottolineato che non le sono mai stati spiegati dai medici i reali rischi che avrebbe potuto correre il feto a causa della sua cattiva abitudine. La donna ha infatti dichiarato: “Non avevo mai sentito parlare di disordini alcolico fetali. Se avessi saputo qualcosa in più, avrei fatto qualcosa per risolvere il mio problema di dipendenza”.

E’ solo con la nascita di suo figlio che Sam si è resa conto di quale danno gli avesse provocato. Dopo la sua nascita non ha più toccato un drink alcolico, ma ogni giorno si pente di tutto quello che ha fatto poiché sa che a causa sua il piccolo Stanley non potrà mai condurre una vita normale come tutti gli altri bambini della sua età.

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