Attivismo politico e amore materno: Tess Asplund, la donna che ha sfidato i neo nazisti
La ricordiamo tutti nella fotografia che ha fatto il giro del mondo. Esile, fiera, in piedi con il pugno alzato contro una massa che sfila raggelante: Tess Asplund è la donna di colore che qualche tempo fa ha affrontato da sola oltre 300 neo nazisti in corteo nel centro di Borlänge, Svezia. Grazie al fotografo David Lagerlöf, afferente all'associazione antifascista Expo, quell'istante è diventato patrimonio eterno dell'umanità e nuovo simbolo della resistenza e dei diritti civili. Tess Asplund ha 42 anni, è svedese d'adozione da quando aveva 7 mesi (sua madre biologica era sudamericana e il padre africano) e da 26 anni si batte contro il razzismo. Oggi ricopre la carica di vicepresidente dell'associazione Fokus Afrofobi, vicina alla causa degli immigrati.
Tess Asplund e l'amore per le sue figlie
Questa coraggiosa donna è soprattutto madre, di due figlie di 22 e 15 anni. E ha ammesso di aver pensato a loro in quell'attimo di impulso irrefrenabile che l'ha spinta all'ormai iconico gesto. Quegli sguardi gelidi del Movimento di Resistenza Nordica che sfilavano ordinati contro i diritti fondamentali di altri esseri umani sono andati oltre la sua sopportazione, e non ha resistito all'idea di sfidare apertamente un mondo in cui non vuole che le sue figlie crescano. Un mondo di odio e disuguaglianze che con la crisi migratoria minaccia sempre di più l'idea di una Svezia tollerante e libera. È bastato un attimo, ha dichiarato, e la paura razionale per quel gruppo dalla risaputa violenza è passata in secondo piano, ed era già lì, col pugno alzato in onore del suo mito Nelson Mandela.
Le discriminazioni razziali in nord-europa
Spesso è stata vittima di discriminazioni e proprio per questo si è sempre battuta per un futuro di parità e diritti. Eppure dopo l'impulsività del momento, per quanto non si dica pentita, la mamma che è in lei ha risvegliato forti preoccupazioni per sé e per la sua famiglia. Sa che il gruppo NRM è molto attivo in internet e piuttosto violento, e teme per l'incolumità dei suoi cari. Anche se finora non ha ricevuto minacce, è consapevole degli insulti che girano sui siti del partito e preferisce ignorarli per mantenere calme le acque. Le sue figlie sono sempre state al suo fianco, e anche dopo questo gesto plateale l'hanno appoggiata in ogni modo. "Sono fiere di me, hanno condiviso lo scatto sui social: mi sono commossa.", ha dichiarato in un'intervista a Vanity Fair.
L'immigrazione e l'avanzata dell'estrema destra
Tess confessa di essere molto preoccupata per il clima del suo paese oggi. La crisi migratoria ha fatto ulteriormente peggiorare la situazione, e accanto alle sfilate autorizzate e indisturbate di un partito extraparlamentare come il Movimento di Resistenza Nordica, di dichiarata ispirazione nazionalsocialista, dai comportamenti apertamente violenti e razzisti e che nei suoi testi guida inneggia a Hitler senza mezzi termini, troviamo in Parlamento con il 12% Democrazia Svedese, di idee nazionaliste e dallo slogan poco equivoco: "teniamo la Svezia svedese". Consapevole che il suo gesto, per quanto osannato e condiviso da tanti, non basterà a fermare questa barbarie, spera comunque di essere stata da esempio, soprattutto per i più giovani.
Sono ancora le parole di una madre, che crede che l'educazione sia l'arma fondamentale per le nuove generazioni, su cui bisogna puntare tutto per diffondere i valori giusti e scacciare quelli malsani della violenza e dell'intolleranza che oggi sembrano più forti che mai. Una mamma proprio come la donna a cui subito si ripensa guardando la foto di Tess Asplund, ribattezzata "madre del coraggio civile" nel 1985. Il suo nome è Danuta Danielsson, di origine ebrea, e fu protagonista di un altro scatto memorabile in cui prendeva a borsettate uno skinhead. Il loro essere madri però, grazie all'immortalità della fotografia, implica una responsabilità maggiore di crescere i propri figli. Eternizzate in scatti iconici, queste donne sono ormai patrimonio dell'umanità, simboli di quell'amore e di quella giustizia che devono necessariamente diventare valori universali.