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Altro che Body Positivity, accettare il proprio corpo è un atto politico. Non una moda

Accettare il proprio corpo quando non è conforme ai canoni imposti è un percorso duro e pieno di ostacoli. Soprattutto quando sono proprio le donne a essere vittime di modelli lontani dalla realtà e da vittime diventano carnefici. I social network offrono pagine dedicate al tema e anche la moda sembra piegarsi a un corpo con le giuste curve. Ma basta questo per affrontare un tema così complesso?
A cura di Giulia Torlone
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Hanno iniziato in seconda media, bisbigliando qualcosa tra i banchi durante l’ora di lezione, sorridevano tra loro guardando nella mia direzione. Col passare del tempo hanno preso confidenza con questo modo di fare e non c’è stato più nessun imbarazzo per loro. Mi chiamavano balena, budino, e io mi chiudevo in bagno per consumare la merenda. Non avrei mai accettato che mi vedessero mangiare. Avrei voluto solo scomparire”. Sara ora ha 34 anni, è una donna radiosa, ma non nasconde l’umiliazione vissuta durante l’adolescenza. Tanto che la voce ancora si incrina quando ricorda le angherie subite dalle proprie compagne di classe, che la deridevano e la isolavano quotidianamente.

Se il Body Positivity non è roba da donne

Da un po’ di tempo a questa parte si torna a parlare di grassofobia e body positivity, tanto che alcuni tra i più famosi brand stanno facendo la loro parte utilizzando modelle e modelli che più si avvicinano alla realtà del corpo. Ultima, ad esempio, la pubblicità di Tampax che utilizza una modella curvy in bikini blu lanciando il messaggio “nessuno può decidere per te”. La ragazza nello spot passeggia sulla spiaggia verso il mare scansando occhi indiscreti e commenti negativi che campeggiano sullo schermo, bella e sicura di sé. Tutto perfetto, se non fosse che i commenti reali sotto allo spot pubblicato su facebook fanno accapponare la pelle. E quasi la totalità è scritta da donne. “Sembra una portaerei”, “le serve la chirurgia bariatrica”, sono solo alcuni degli insulti rivolti alla modella. Quello su cui è importante fare una riflessione, però, è quello apparentemente più innocuo “io non riuscirei a stare bene con me stessa con quel fisico”.

I canoni estetici imposti, quanto è difficile liberarsene?

Una frase che, di per sé, non offende nessuno; peccato che calpesti battaglie portate avanti da anni. Accettare il proprio corpo così com’è è difficile per chiunque, nessuno può sostituirsi ad un’altra persona nel sentirsi in pace con le proprie forme o con un’estrema magrezza. E nessuno ha il diritto di dettare tempi e modi per farlo. Ma quando una donna, guardando un corpo formoso, sente di non poter mai riuscire a vivere bene se quel corpo fosse il suo è l’evidenza che anni e anni di negazione della normalità hanno germogliato rigogliosi. E il problema non è (soltanto) dell’uomo che è influenzato da fisicità femminili inesistenti, sono le donne che hanno perso di vista la realtà e l’empatia. “Hai un bellissimo viso, dovresti solo dimagrire un po’ per essere perfetta” non è un complimento. Utilizzare sempre e costantemente il corpo come metro di misura per tutte le cose, in positivo e in negativo, è come una finestra che si decide deliberatamente di far rimanere chiusa. Si guarda l’involucro, che tra l’altro non è il nostro e non dovrebbe neanche interessarci.

Non una moda: accettare il proprio corpo è un atto politico

I social network sono ormai pieni di pagine che osannano al body positivity, ma il rischio vero è che diventi una moda svuotata di senso se non si fa fronte comune sul tema. “Belle di faccia” è una pagina Instagram di vero attivismo sul tema, fondata da due ragazze curvy che cercano di riportare i corpi non conformi al centro del discorso del body positive.

Belle di faccia nasce dalla constatazione che la maggioranza degli spazi femministi era ed è dominato ancora da persone con corpi conformi e che, per via del loro privilegio che è invisibile ai loro occhi, spesso ignorano la connotazione politica del corpo grasso. Nasce dalla rabbia nel vedere come la diet culture e la magrezza non sono fattori da mettere immediatamente in discussione come il patriarcato

È una presa di posizione chiara, che rende tutte noi donne responsabili di non aver contribuito a creare una discussione vera, che valga al di là di uno spot pubblicitario. La mancanza di una casa accogliente e solidale verso chiunque non abbia un corpo che rispecchi i canoni imposti da anni e anni di convinzioni folli. “Se una cosa ci viene ripetuta, con abbastanza convinzione e abbastanza spesso, interiorizzeremo quel giudizio, fino a convincerci che il nostro corpo è inferiore e non merita spazio e rispetto” scrivono sui social Belle di Faccia. Il dialogo che costantemente si crea sulla loro pagina Instagram mette a fuoco quotidianamente quanto ancora c’è da lavorare per una vera body acceptance. E non possiamo farlo senza spazi adeguati per parlarne, senza donne che inizino a ribellarsi quando il loro corpo (grasso o magro che sia) diventi oggetto di una modo passeggera. Perché ogni corpo merita attenzione e rispetto.

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Trent’anni, giornalista professionista, si occupa di politica e questioni di genere tra web, carta stampata e tv. Aquilana di nascita, ha studiato Italianistica a Firenze con una tesi sul rapporto tra gli intellettuali e il potere negli anni duemila. Da tre anni è a Roma, dedicando anima e cuore al giornalismo. Naturalmente polemica e amante delle cose complicate, osserva e scrive per capirci di più, o per porsi ancora più domande. Profondamente convinta che le donne cambieranno il mondo. 
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