Agnese Landini, la lady precaria e “rottamatrice” di Palazzo Chigi
Ha 37 anni la moglie di Matteo Renzi, tre figli (Francesco, Emanuele ed Ester), un lavoro precario in un liceo fiorentino e un fratello sacerdote di nome Filippo (diventato poi Don Filippo). Agnese Landini dovrebbe essere la nuova First Lady italiana, ma non vuole. Dovrebbe apparire in prima linea accanto al marito e indossare gioielli preziosi, pellicce, trucco e parrucco impeccabili. Niente di tutto ciò. Agnese odia essere definita “prima donna”, soprattutto se deve acquisire l'ambito primato come conseguenza diretta del mandato raggiunto dal “rottamatore” Renzi. Non seguirà il nuovo premier nella Capitale, rimarrà a Pontassieve, dove ha figli da accudire e il lavoro da riprendere (seppur sempre in modo precario).
Non farà come Carlà o Michelle, non si mostrerà in quel di Roma con tailleur Chanel (al massimo veste Ermanno Scervino) e cani dalla buffa messa in piega, né camminerà casualmente per via Condotti accennando smorfie infastidite ai fotografi.
Agnese (già il nome rievoca scenari d’altri tempi) si impone (forse) inconsapevolmente come simbolo del cambiamento insieme all’amato Matteo, respingendo insieme al rossetto e al blush color pesca tutto il sistema costruito intorno alle premier dame, divenute nel tempo vittime dei loro stessi personaggi. Storie come quelle di Veronica Lario, con una credibilità in bilico durante la separazione dal marito ricco e potente, non tanto per l'illuminazione derivata dalla scoperta di una “bravata” senile quanto dalla richiesta di un mantenimento milionario. O come quella di Valérie Trierweiler, trincerata nel suo castello dorato mentre l’Eliseo in realtà si era già trasformato in un gigantesco set cinematografico con un’unica attrice protagonista.
Agnese Landini è avulsa da tutto questo o almeno è ciò che sta cercando in tutti i modi di gridare al popolo italiano. Lei vuole tornare alla sua solita vita, fatta di alunni, prole e spesa al Carrefour, pensando a Matteo come ad un marito pendolare "arrangiato" in una dimora di fortuna a Palazzo Chigi. Che sia Palazzo Chigi non importa se a pensarlo è Agnese.
Un’adolescenza trascorsa negli scout e un fratello prete (non contando anche la sua forte fede) potrebbero già aver posto solide basi per un’esistenza vissuta nella totale devozione alla famiglia, al lavoro e all’assenza di vezzi, incluso il pensiero di truccarsi o addirittura di rifarsi il naso (attaccato forse più della campagna elettorale dello stesso Renzi). L’astensionismo verbale ne è una diretta conseguenza, “per favore non chiedetemi mai niente” ha risposto ai giornalisti “Firenze e l’Italia non sono gli Usa dove la carriera politica di un uomo passa anche attraverso la moglie”.
Agnese è così, bisogna farsene una ragione, ma riuscirà a convincere le donne del secondo millennio che un ritorno a certi valori è anche possibile e non solo auspicabile? Basterà davvero l’assenza di botulino e di esibizionismo ad avvalorare la dignità di una first lady? E soprattutto, se sì: quanto durerà?