Addio sfruttamento degli animali, ora la pelle viene prodotta con i funghi
È da diversi anni che nel mondo della moda è in atto una rivoluzione "ecosostenibile", sono molte le Maison che si rifiutano di usare non solo i materiali tossici ma anche pellicce e pellami pregiati, così da dire addio a ogni forma di sfruttamento animale per la produzione di abiti e accessori. Nonostante ciò, i prodotti di pelle continuano a essere tra i più richiesti al mondo, basti pensare che solo nel 2018 l'intero mercato valeva 48 miliardi di dollari, ovvero circa 40 miliardi di euro. È proprio per venire incontro alle esigenze della clientela senza però mettere a rischio la vita degli animali da cui vengono ricavati i tessuti che si sta sperimentando l'uso di un materiale innovativo molto simile alla pelle ma di natura vegetale.
Viene ricavato dal micelio, ovvero dalla parte vegetativa del fungo, che normalmente sviluppa il frutto del fungo ma, a contatto con determinate temperature e livelli di umidità, produce fibra da poter trattare per creare plastica, materiale da imballaggio e carne vegetale. Di recente molti laboratori lo stanno usando per realizzare anche vestiti, scarpe e borse, servendosi di un processo produttivo meno inquinante rispetto a quello tradizionale. La "simil-pelle" che ne viene fuori si chiama Reishi, è biodegradabile ed è più resistente della pelle tradizionale, anche se molto simile per aspetto. In Italia esiste un'azienda che la produce, si tratta della Grado Zero Experience di Montelupo Fiorentino e da 17 anni sperimenta e inventa nuovi materiali. Tra le alternative a questo tessuto ricavato dai funghi c'è anche l'ecopelle cresciuta in laboratorio, quella stampata in 3D e quella ricavata da ananas, pesce e scarti alimentari.