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Infermiere e laureate: ecco cosa facevano le squillo prima di prostituirsi

Un sondaggio condotto dall’Università di Leeds ha analizzato la vite che le prostitute inglesi conducevano prima di cominciare a vendere il proprio corpo per denaro. La maggior parte di loro lavorava nel settore sanitario ed addirittura molte possiedono anche una laurea.
A cura di Valeria Paglionico
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La crisi, si sa, sta portando sul lastrico molte famiglie, che sono costrette a fare ogni tipo di lavoro pur di sopravvivere. E’ proprio quanto dimostrano le storie delle prostitute inglesi. Un sondaggio condotto presso l’Università di Leeds ha analizzato la vita che le squillo conducevano prima di cominciare a vendere il proprio corpo per denaro. Sono state intervistate 196 donne, 28 uomini e 12 transgender, che hanno scelto di intraprendere questa professione liberamente, senza essere vittime del traffico.

E’ stato dimostrato che più del 70% di loro lavorava in aziende sanitarie, nel settore educativo, in organizzazioni benefiche, il 38% ha una laurea di primo livello e ben il 17% ne possiede una di secondo livello. Il 91% degli intervistati ha fatto questa scelta per la flessibilità di orari ed uno su sei si dichiara soddisfatto della vita che conduce e dei guadagni ottenuti. Una delle squillo ha raccontato:

Ero dipendente in una struttura sanitaria; avevo un mutuo che non sono riuscita a pagare e così ho perso anche la casa.Ho deciso che volevo una vita più facile e a quarant’anni sono diventata una prostituta. Ci vuole empatia per entrambi i lavori che ho fatto nella mia vita: otto uomini su dieci chiedono solo affetto e parole.

In Inghilterra, la prostituzione non è illegale. Le squillo infatti non lavorano in strada o nei bordelli, ma nelle camere delle proprie case. Il report intende dimostrare che anche le prostitute sono persone con una vita personale e con un’educazione di tutto rispetto e, in quanto tali, non dovrebbero essere più vittime di violenze e di discriminazioni.

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